Lavoro

Morti sul lavoro, una patente a crediti senza soluzioni

Morti sul lavoro, una patente a crediti senza soluzioniUna manifestazione sindacale contro le morti sul lavoro – Ansa

Il caso Sospesi i cantieri edili in caso di infortunio letale per 12 mesi. Il debutto dal 1ottobre, sindacati critici sulla bozza del decreto. La storia di un provvedimento che riduce la vita sfruttata a un gioco di premi, punizioni, classifiche in un paese feroce, indifferente e disumano

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 25 luglio 2024

L’ultima bozza del decreto attuativo sulla «patente a crediti» elaborata dalla ministra del lavoro Marina Calderone ha evitato lo sfregio definitivo. In caso di infortunio mortale di un operaio in un cantiere, causato da una «colpa grave» dell’impresa, scatterà la sospensione della patente per un solo anno. Non era scontato perché, fino all’altro ieri, non era stato previsto alcun automatismo e la sospensione era stata considerata solo come una possibilità. In compenso, però, le imprese potranno fare ricorso contro la sospensione. E quest’ultima durerà dodici mesi. E poi?

QUESTA È LA STORIA di una delle metafore più efferate mai viste fino ad oggi in un paese feroce, disumano e indifferente com’é l’Italia. Il valore di una vita messa al lavoro in condizioni precarie in un cantiere sarà calcolato dal prossimo primo ottobre con i «crediti» su una «patente». È l’esito della gamificazione della vita sfruttata, quella degli operai che parteciperanno senza volerlo a una gara sui loro infortuni e sulle loro morti, in media tre al giorno. Il valore della loro vita sarà determinato da punti, livelli, premi, classifiche che «certificheranno» la sicurezza nei cantier.i Come sulla patente di guida, come in un videogame, come in un concorso a premi.

LA «PATENTE A CREDITI» è stata una proposta maturata, in altri termini, negli ambienti del sindacalismo confederale. È stata riscritta e cambiata dal governo Meloni, in un decreto propagandistico adottato sull’onda dell’indignazione prodotta dalle stragi di Brandizzo e del cantiere Esselunga a Firenze. Il testo è stato concepito in fretta e furia senza consultare i sindacati, se non a cose fatte. Questi ultimi hanno ottenuto qualche modifica nei tavoli tecnici convocati da Calderone, ma hanno dovuto incassare un’impostazione che, nel caso della Uil e della Cgil, non condividono.

LA «PATENTE» PARTIRÀ da 30 crediti iniziali che potranno arrivare fino a 100 tramite un meccanismo incrementale pensato per «stimolare» le imprese ad aumentare la loro attenzione alla sicurezza dei lavoratori. Saranno inoltre previste tabelle in base alle quali sarà possibile eliminare i punti in base alla gravità delle violazioni riscontrate nel corso delle ispezioni, sempre che ci siano. Ulteriori crediti (fino a 30) potranno essere accumulati per storicità dell’azienda: fino a 10 crediti al rilascio della patente in base alla data di iscrizione alla Camera di commercio; fino a 20 crediti attribuibili per ciascun biennio successivo al rilascio della «patente» (1 credito per ogni biennio). Altri crediti saranno riconosciuti in base agli investimenti e ala formazione dei lavoratori sulla salute e sulla sicurezza sui luoghi del lavoro.

SOLO QUANDO l’impresa raggiungerà 15 punti sulla sua patente, dopo un lungo percorso con tempi incerti per arrivare a una sentenza passata in giudicato, scatteranno gli obblighi per il datore di lavoro e per i lavoratori di formazione. È un tentativo di «Safety washing» che, per la segretaria confederale Uil Ivana Veronese e il segretario nazionale Feneal Uil Stefano Costa, significa «lucidare la propria immagine agli occhi dell’opinione pubblica senza realizzare niente di concreto per proteggere la vita di lavoratrici e lavoratori e punire le aziende che considerano gli infortuni un danno collaterale accettabile nell’esasperata ricerca della massimizzazione del profitto».

IL PROVVEDIMENTO riguarderà solo i datori di lavoro e lavoratori autonomi nei cantieri fissi e mobili dell’edilizia. Gli altri settori pesantemente colpiti da morti sul lavoro come l’agricoltura, la movimentazione merci o la metalmeccanica, non esistono. Il meccanismo premio-punitivo è incentrato sulle imprese e intende esercitare su di esse una pressione gentile – gli economisti comportamentali la chiamano «nudge» – che però non interviene sulle reali condizioni di lavoro, né pone una forma di deterrenza, prevedendo delle decurtazioni di crediti solo a fatti avvenuti e la possibilità di recuperarli tramite corsi di formazione. «I nostri dati dicono che la stragrande maggioranza dei processi va in prescrizione, quindi non paga nessuno» ha commentato il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri.

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