Lavoro

Morti alla Toyota, lo scoppio causato da un boiler esterno

Morti alla Toyota, lo scoppio causato da un boiler esternoVigili del fuoco controllano i danni dell’esplosione alla Toyota Material Handling di Bologna – Foto Ansa

Strage Infinita Avrebbe innescato lo scoppio. La denuncia dei lavoratori: troppo potente Molto grave uno degli 11 feriti. Oggi sciopero non solo in città. Le indagini si concentrano su uno scambiatore E intanto l’azienda mette tutti in Cig

Pubblicato 3 giorni faEdizione del 25 ottobre 2024

A esplodere e distruggere l’intero magazzino è stata un «boiler esterno», non legato ai settori produttivi. «Qualcuno sapeva della potenza di questa apparecchiatura?», si chiedono ora i lavoratori. Per capire quello che è successo «stiamo aspettando gli enti competenti».

«Noi come Rls segnaliamo di tutto, Toyota è certificata. Ci tiene. Quello che è mancato è il sotto», spiega Pino Sicilia, delegato per la sicurezza di Uilm, che ieri era presente alla Toyota Material Handling quando si è verificata l’esplosione nella quale due lavoratori hanno perso la vita.

Per la morte di Fabio Tosi, 34 anni e Lorenzo Cubello, 37, e il ferimento di altri 11, di cui uno ancora grave all’ospedale Maggiore di Bologna, la Procura ha avviato gli accertamenti che si concentrano su un apparecchio scambiatore nell’impianto di climatizzazione esterno al capannone dove è crollato un muro, in seguito alla terribile esplosione.

A esplodere infatti sarebbe stato uno «scambiatore», un grosso apparecchio che a quanto pare serviva a regolare la temperatura ed era collegato all’impianto di condizionamento e riscaldamento. Serviva a bilanciare la temperatura in modo che non diventasse né troppo caldo né troppo freddo. Con l’esplosione si è creato un effetto bomba e l’onda d’urto ha buttato giù pareti e vetrate, non il tetto.

I SINDACATI dei metalmeccanici per domani hanno indetto uno sciopero di otto ore nel territorio metropolitano, ma senza cortei e presidi, per senso di responsabilità visti i disagi causati dall’alluvione. Uno sciopero che si è allargato a molte altre province, non solo emiliane.

Al mattino i lavoratori si radunano fuori dai cancelli dell’azienda per ricordare le vittime, portando fiori, c’è stato il primo sopralluogo degli investigatori, con la procuratrice aggiunta Morena Plazzi, la pm Francesca Rago e carabinieri, vigili del fuoco e Asl che avranno la delega per le indagini: i reati sono omicidio e lesioni colpose, al momento contro ignoti. Un punto certo è che lo scoppio è stato esterno al luogo dove erano presenti i lavoratori. L’innesco sembrerebbe essere in un impianto di climatizzazione, in una zona dove si trova anche un deposito di materiale vario ad uso di aziende esterne che hanno un contratto di manutenzione con Toyota.

Ieri la Toyota Material Handling ha poi comunicato ai sindacati la chiusura dello stabilimento di Bologna: tutte le attività lavorative, non solo in presenza ma anche da remoto (nessuna esclusa) sono sospese fino a nuova comunicazione. Si procederà ad aprire la cassa integrazione ordinaria a partire dal 23 ottobre, non si sa fino a quando.

«Se pensiamo che questo è avvenuto in un’azienda che si chiama Toyota vorrei ricordare che 20-30-40 anni fa il metodo Toyota nel mondo era stato considerato uno dei metodi centrali perché era una delle imprese all’avanguardia e c’era zero infortuni, zero morti», ha attaccato il segretario Cgil Maurizio Landini per cui «occorre un nuovo modello per fare impresa».

E LA STRAGE NON SI FERMA: ieri a Orvieto due operai sono morti e uno è rimasto ferito, investiti in corsia di emergenza sull’autostrada A1 all’alba. Un camion, alla cui guida c’era un 55enne, ha tamponato un autocarro di una ditta della provincia di Latina, fermo in sosta lungo la corsia di emergenza, causando il decesso sul colpo di due operai che erano scesi dal mezzo. Le vittime sono un 52enne della provincia di Potenza ed un 35enne di origini pachistane. Un terzo operaio, di origini bengalesi, è rimasto ferito.

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