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Morsi e il giallo del processo farsa

Morsi e il giallo del processo farsaEgitto,

Egitto, l'ex presidente Mohammed Morsi Intercettazioni confermano la detenzione dell'ex presidente in una base militare

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 10 dicembre 2014

La figura dell’ex presidente Mohammed Morsi continua a motivare la protesta degli islamisti in Egitto e degli espatriati, vicini ai Fratelli musulmani, in tutta Europa. La sua detenzione è sempre stata avvolta da una aura di mistero. Per mesi è stato tenuto in isolamento, non ha avuto contatti con l’esterno. Quando ormai sembrava che la sua detenzione non avesse alcuna giustificazione legale sono arrivate le accuse di spionaggio con Hamas, Hezbollah e i pasdaran fino alla notizia, di poche settimane fa, della richiesta di condanna a morte avanzata dal pubblico ministero nei suoi confronti.
Nelle rare occasioni in cui Morsi è apparso in pubblico ha sempre rifiutato di riconoscere la legittimità del nuovo presidente Abdel Fattah al-Sisi, nominato proprio dall’islamista come capo delle Forze armate nell’estate del 2012, dichiarandosi l’unico presidente legittimo e la Costituzione del 2012 la sola in vigore. Nell’udienza dello scorso sabato, il leader islamista, tra i suoi sostenitori venerato ancora come un presidente in carica, ha parlato per la prima volta della sua detenzione rivelando di essere stato tenuto nel quartier generale delle Guardie repubblicane nelle ore successive al golpe militare del 3 luglio 2013, per due giorni. L’udienza ha fatto seguito alla diffusione di un video della televisione turca al Mekamelin di intercettazioni telefoniche in cui si sente il pubblico ministero del processo Morsi consigliare al responsabile legale militare, Mamduh Shahin, di fabbricare un documento che dichiarasse un luogo falso di detenzione, diverso dalla base della marina militare di Abu Qair (est di Alessandria, come confermato dallo stesso Morsi), dove era effettivamente detenuto, e nelle disponibilità del ministero dell’Interno.

Nell’udienza dello scorso sabato Morsi ha aggiunto di essere stato condotto a est del Canale di Suez ed essere rimasto per mezz’ora sulle montagne di Ataqa nel quartier generale delle forze speciali anfibie, prima di essere portato nella base militare di Alessandria dove è rimasto in isolamento. Nelle intercettazioni si fa riferimento alla possibilità che, se fosse emerso il fatto che Morsi fosse illegalmente detenuto dall’esercito, l’intero impianto accusatorio sarebbe potuto decadere. Secondo la legge egiziana, il processo decade qualora le procedure formali di arresto e detenzione non siano eseguite correttamente. E così, con il timore che Morsi potesse essere clamorosamente liberato, Mamduh Shahin ha immediatamente contattato Hossam el Ghindy, capo della marina militare, che aveva a quel tempo la responsabilità diretta della detenzione del leader islamista. I due hanno orchestrato un modo per modificare la data del decreto del giudice sulla detenzione e il luogo di detenzione, fabbricando prove in base alle quali Morsi sarebbe stato sotto la responsabilità del ministero dell’Interno. Tuttavia, in un’intervista in diretta con il giornalista Amro Adib, il ministro dell’Interno Mohammed Ibrahim in persona ammise che Morsi inizialmente non indossava l’uniforme bianca dei detenuti perché non era tenuto in custodia dal suo ministero.

I vertici militari considerano le intercettazioni fabbricate. «L’assenza di una dura presa di posizione della magistratura egiziana sulla scarcerazione di Morsi rende evidente come i giudici in Egitto siano direttamente complici del golpe», commenta Mohammed El-Zayat del Comitato Libertà e democrazia. Infine, nell’udienza, Morsi si è rivolto al giudice Shaaban el Shamy in riferimento al caso di Ittihadeya in cui i leader dei Fratelli musulmani sono accusati di aver ordinato di sparare sui manifestanti (morirono sette persone). Morsi ha chiesto un colloquio privato in presenza del giudice, dell’ex generale al-Sisi, Sami Annan e Hussein Tantawi, allora vertici della giunta militare. Morsi ha però aggiunto che questo non vuol dire che Annan e Tantawi abbiano niente a che vedere con il golpe militare.

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