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Morales accusa l’Europa

Morales accusa l’EuropaBolivia, Morales

Caso Snowden Ieri la richiesta d’asilo ad altri sei paesi. Vertice latinamericano a Cochabamba. «Esigiamo dai governi di Francia Spagna, Portogallo e Italia scuse pubbliche»

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 6 luglio 2013

L’America latina del XXI secolo, «indipendente e sovrana» presenta il conto per l’offesa: «Esigiamo dai governi di Francia Spagna, Portogallo e Italia che presentino scuse pubbliche e adeguate in relazione ai gravi fatti che si sono prodotti», recita il comunicato dell’Unasur – l’Unione delle nazioni sudamericane riunita in un vertice straordinario a Cochabamba, in Bolivia.

I gravi fatti in questione hanno riguardato il presidente boliviano Evo Morales, in volo da Mosca verso il suo paese e a corto di carburante. Dirottato arbitrariamente in Austria perché alcuni paesi europei avevano negato l’uso del proprio spazio aereo, il capo di stato è rimasto fermo per circa 13 ore, dovendo alla fine subire anche dei controlli. Un diktat della Cia, convinta di poter mettere le mani sulla «talpa del Datagate», ha detto Morales, e ha minacciato di chiudere l’ambasciata Usa a La Paz: «Non mi tremerebbe la mano a chiuderla – ha detto – senza gli Stati uniti stiamo meglio: politicamente e democraticamente». Morales ha espulso l’ambasciatore Usa nel 2008, nel 2009 ha mandato via anche l’agenzia antidroga nordamericana, la Dea, accusata di ingerenza negli affari interni boliviani, e il I maggio dell’anno scorso ha deciso di liberarsi anche della Usaid, l’agenzia che dice di proporre aiuti allo sviluppo, ma agisce per conto della Cia. Attualmente, le funzioni di ambasciatore Usa in Bolivia vengono svolte da un incaricato d’affari.

Madrid – pesantemente messa in causa dal presidente venezuelano Nicolas Maduro perché l’ambasciatore spagnolo in Austria avrebbe cercato di intrufolarsi con l’inganno nell’aero di Morales – ha reagito sostenendo di non dovere nessuna scusa. Il dibattito s’infiamma, in America latina e fuori, contro l’Unione europea, “un nano politico e diplomatico – scrive l’analista politico Salim Lamrani – incapace di adottare una postura indipendente con gli Stati uniti”. Unasur si rivolge all’Onu.

Nel suo comunicato non nomina comunque gli Usa, per evitare uno scontro con altri paesi amici di Washington, come Cile e Colombia, o imbarazzi con il Brasile, tutti membri di Unasur. A Cochabamba erano presenti solo i presidenti più «schierati»: Bolivia, Venezuela, Ecuador, Argentina, Uruguay (c’era anche il Surinam). Tutti hanno usato toni forti nei confronti dei quattro paesi europei, accusati di essere subalterni a Washington: nonostante le forti frizioni provocate dall’ex consulente Cia, che ha rivelato il vasto piano di spionaggio internazionale messo in atto dagli Usa attraverso l’Agenzia per la sicurezza (Nsa) e con l’aiuto dell’Fbi. Anche l’Europa era spiata: ma il vizietto è diffuso, hanno replicato gli Usa, tanto più se in gioco ci sono gli affari e la «sicurezza». E lo sguardo ha cominciato a volgersi verso i servizi segreti francesi, accusati in questi giorni da Le Monde di aver operato nella stessa zona grigia.

Lunedì il Datagate non impedirà alla Ue di discutere con Obama il previsto Accordo di libero scambio e due altri considerati cruciali per la «lotta al terrorismo» dagli Usa: sullo scambio di dati di chi viaggia in aereo e su quelli bancari. Lo zuccherino consisterà in una discussione sul Prism e sui suoi effetti sul traffico internet e ai mezzi di comunicazione. D’altronde, dopo la scoperta del Datagate, i deputati e il personale del Parlamento europeo a Strasburgo e a Bruxelles – spiati dal programma Prism – hanno realizzato che tutto il sistema di telefonia era stato sostituito da materiale ultramoderno di fabbricazione Usa…

Intanto Snowden è sempre al terminal dell’aeroporto moscovita di Sheremetievo. Nessuno ha deciso di dargli asilo, neanche i 6 paesi sollecitati (su un totale di 21) in America latina. Finora sono arrivati solo rifiuti (tra gli altri, Brasile, Francia, Spagna e Italia), petizioni di principio o polpette avvelenate come quelle della Russia: che ha proposto a Snowden di restare, ma a condizione di non infastidire più Washington. E lui finora ha rifiutato. Ieri si è rivolto ad altri sei paesi, i cui nomi non sono stati rivelati – ha detto il sito Wikileaks – per evitare ulteriori ingerenze degli Usa.

Intanto, c’è chi prova a indicargli altre strade. I russi hanno chiamato in causa L’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. In Islanda, il Ministro degli interni, sostenuto dai Verdi, dal Partito pirata e da quello Brillante futuro hanno discusso in Parlamento se dare l’asilo politico (o la cittadinanza) alla «talpa», ma hanno incontrato solo 6 sì su 63 deputati. Un parlamentare tedesco, il conservatore Peter Gauweiler, ha consigliato a Snowden di deporre in Germania come testimone in un’eventuale inchiesta sui danni arrecati dallo spionaggio Usa al suo paese.

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