Monte Sole ucciso due volte
Memoria storica 75 anni fa l’eccidio di Marzabotto. Intervista a Ferruccio Laffi, unico sopravvissuto della strage nazista che oggi sarà sul palco con la sindaca e il presidente del parlamento europeo Sassoli
Memoria storica 75 anni fa l’eccidio di Marzabotto. Intervista a Ferruccio Laffi, unico sopravvissuto della strage nazista che oggi sarà sul palco con la sindaca e il presidente del parlamento europeo Sassoli
Oggi, a 75 anni dall’eccidio di Monte Sole, la Cerimonia di commemorazione a Marzabotto. Oratore ufficiale David Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo. Sul palco anche Ferruccio Laffi, 91 anni, l’ultimo dei sopravvissuti alla strage ancora vivo.
LA SINDACA DI MARZABOTTO, Valentina Cuppi, ha chiesto che Monte Sole diventi «un luogo di memoria dell’Europa nel quale sentire il motivo per cui è nata l’unità europea» perché «la memoria di Monte Sole deve essere il fondamento e la ragione dell’Unità dei popoli europei». E questo vuole ribadirlo dal palco e proporlo con forza al Presidente del Parlamento Europeo. Cosa ben diversa da una memoria come quella immaginata dal Parlamento di Strasburgo un paio di settimane fa e questo Marzabotto l’ha già gridato con un comunicato di condanna della risoluzione inviato a tutti gli europarlamentari con la richiesta, almeno a quelli che si dichiarano democratici e antifascisti e che hanno sciaguratamente votato a favore, di revocare il proprio voto.
CHE RISPOSTA SI ASPETTA Ferruccio Laffi dal Presidente del Parlamento Europeo? Quale memoria vuole condividere là sul palco di Marzabotto?
Ferruccio aveva 16 anni in quel maledetto 1° ottobre 1944 quando scavò le fosse e seppellì, uno per uno, madre, padre, il fratello più piccolo e due cognate con nove figlioletti; il più piccolo, Giovanni, aveva solo 28 giorni. «Chi poteva aspettarsi una cosa così?!» e gli occhi si velano all’improvviso. Si era tranquilli a Monte Sole in quei giorni: i rastrellamenti non erano una novità, le donne e i vecchi guardavano arrivare repubblichini e tedeschi e tremavano per i figli e i mariti nascosti o con la taglia da «banditen» sulla testa. Ma tutto finiva lì. Si coltivavano i campi, si curavano i frutteti, si andava in chiesa a pregare perché quella maledetta guerra finisse e si potesse tornare liberi senza tedeschi, senza fascisti. E in quei giorni sembrava più che mai possibile. Anche i partigiani erano ottimisti.
DA MONTE SOLE SI VEDEVA la Valle del Reno e, laggiù, la Sesta Divisione Sudafricana: gli americani erano arrivati e sembrava fatta, questione di giorni. Lo schieramento partigiano, occupando tutto il crinale tra Reno e Setta, da Grizzana fino a Sasso Marconi, rappresentava un varco formidabile per le forze alleate: si scavalcava Monte Sole prendendo i tedeschi alle spalle e con un’unica corsa si era a Bologna. Ma gli americani si erano fermati, proprio là sotto davanti a Monte Sole.
«IO MI SONO SALVATO perché sono riuscito a nascondermi» racconta Ferruccio «Vedendo arrivare i tedeschi avevo pensato che cercavano gli uomini, come sempre, solo quello. E quel giorno ho pensato che, insomma, io, per me, ero un uomo e scappai a nascondermi». «Invece le SS non cercavano uomini e nemmeno partigiani. Era premeditato: prima arrivavano quelli che raggruppavano la gente: in una chiesa, in un cimitero, nell’osteria della frazione. Poi mitragliavano, buttavano le bombe a mano e se ne andavano. Subito dopo arrivava un altro plotone che dava il colpo di grazia e dava fuoco a tutto». Non doveva restare nulla e nulla è restato.
I PARTIGIANI, quelli della «Stella Rossa»? «Sì, erano lassù, tutti lo sapevamo e c’erano molti casolari dove trovavano rifugio o vestiti o cibo. Cosa posso dire di oggi? Non mi piace chi fa dei distinguo per dire che anche tra i partigiani c’erano quelli con il grilletto facile o qualche malandrino o cose così. Quando c’è un bel numero di persone è inevitabile che ci sia anche qualche personaggio stonato. Ma certi fatti non devono essere usati per screditare; i singoli fatti, le singole persone, sono poco significativi alla fine. Si deve guardare il fenomeno nel suo insieme e allora chiedersi: cosa sarebbe stata l’Italia senza la Resistenza? Come a Stalingrado: senza l’Armata Rossa dove sarebbero arrivati i tedeschi?».
GUARDA UN POCO di traverso pensando a quanti «parlano e non sanno niente». «Sarebbe stato facile ammazzare un tedesco, per esempio. Facilissimo. Ma non si faceva. Ci si poneva sempre il problema dell’eventuale rappresaglia. L’azione doveva valere il rischio ed erano decisioni complicate, molto». Quelli della «Stella Rossa» erano in una posizione ideale: da Monte Sole si dominano due vallate e, quindi, due ferrovie e due delle tre strade che collegano Bologna a Firenze. «I sabotaggi ci sono stati, le azioni per impedire i rifornimenti anche ma è inutile stare a disquisire su questa o quella azione, oggi, qui, comodi seduti e sazi: bisognava esserci quella volta lì, in piena guerra, in quelle condizioni. Niente era facile, niente era scontato. Hanno combattuto e nessuno li aveva obbligati, sono anche morti, vuol dire che ci credevano, no?».
MOLTI PARTIGIANI ERANO comunisti, Ferruccio, e adesso in Europa dicono che il comunismo ha instaurato regimi totalitari e va condannato punto e basta. «Le persone hanno fallito!» interrompe «Si deve saper distinguere tra le persone e le idee!».
Insomma, là sul palco vicino al Presidente del Parlamento Europeo, cosa vorresti sentir dire? «Che dimostri che queste cose le ha capite. Che conosce davvero la storia. Che ha ragionato sulle cose».
POI, GIÀ SULLA PORTA DI CASA: «Qualcuno ha perso la memoria? Sai cosa ti dico? Mi sa che ci sono persone che non è che hanno perso la memoria: vogliono farla perdere a te!».
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