Dopo lunga gestazione è nata la Fondazione Mont’e Prama. Il ministro della cultura si è recato ieri a Cabras – comune della provincia di Oristano, che da anni si contende con il capoluogo isolano la custodia degli ormai celebri Giganti di Mont’e Prama – per siglare, assieme al presidente della Regione Christian Solinas e al sindaco Andrea Abis, l’atto costitutivo. A presiedere il nuovo organismo sarà Anthony Muroni, ex direttore de L’Unione Sarda, nato in Australia nel 1972 (il vicepresidente è lo stesso Abis). Se tale nomina può spiegarsi con la recente vicinanza politica del neo-eletto alla coalizione di centro-destra guidata da Solinas, lascia perplessi la pittoresca composizione del Consiglio di amministrazione: ne fanno parte il musicista Paolo Fresu, la storica dell’arte Patricia Olivo, il medico Efisio Trincas (già sindaco di Cabras) e l’insegnante Graziella Pinna Arconte.

Nel Comitato scientifico è prevista la presenza di due accademici. Il direttore della Fondazione verrà scelto tramite un bando internazionale, pubblicamente orientato a premiare il migliore ma in realtà, come accaduto per altri Parchi e Musei archeologici di punta del paese, volto a scegliere un candidato in linea con le attuali politiche di commercializzazione dei beni culturali. Anche in questo caso, la posta in gioco è alta: l’ente dovrà infatti occuparsi della gestione e della valorizzazione del complesso statuario di Mont’e Prama – inopportunamente diviso tra il museo archeologico di Cabras e quello di Cagliari ma destinato a una struttura in costruzione a Cabras –, del sito fenicio-punico di Tharros, dell’ipogeo tardo-imperiale di San Salvatore e della Torre medievale di San Giovanni di Sinis.

Mentre nella giornata di ieri è stato pubblicato il programma, dalle dichiarazioni di Franceschini – il quale persevera nella promozione dell’archeologia-spettacolo, funzionale al turismo di massa – appare già chiaro che la ricerca scientifica e la conservazione delle statue nuragiche, rinvenute nella collina di Mont’e Prama a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, non siano tra le priorità.

D’altra parte, una delle sculture di arenaria ricomposte in gran numero nel Centro di Restauro di Li Punti (Sassari) tra il 2007 e il 2011, è già in tour a Berlino nell’ambito della mostra itinerante «Sardegna isola megalitica». Ambasciatore involontario della propaganda ministeriale, il reperto assume mestamente le sembianze di un fantoccio decontestualizzato e sminuito nel suo valore storico. Sul «guerriero» grava anche il peso della deriva identitaria alimentata dai Riformatori Sardi e dall’antenna «culturale» Nurnet-La Rete dei Nuraghi.