Visioni

«Monster», il lato malinconico dei R.E.M.

«Monster», il lato malinconico dei R.E.M.R.E.M.

(Rin) tocco classico Compie trent'anni l'album della band di Athens, dopo le atmosfere eteree di Out of Time e Automatic for the People, un disco dalle accentuate sonorità rock

Pubblicato 5 giorni faEdizione del 23 ottobre 2024

Per capire il tipo di operazione che i R.E.M. pensarono per Monster, uscito proprio 30 anni fa, bastano pochissimi secondi. I due album precedenti, Out of Time e Automatic for the People, che avevano cementato la posizione della band di Athens tra le più importanti e influenti del mondo, iniziavano «piano», con gli arpeggi acustici di Radio Song e Drive. What’s the Frequency, Kenneth?, la prima traccia di Monster, inizia con una chitarra elettrica distorta dritta in faccia. L’idea di Stipe, Mills, Buck e Berry è proprio questa: dimenticare le atmosfere sospese ed eteree degli album precedenti per un suono puramente rock. Per chi aveva conosciuto i R.E.M. negli anni ’90 si tratta di un album spiazzante, ma che in realtà riprende un lato che era stato sempre presente nella loro produzione precedente, come si sente in lavori come Document del 1987.
Monster è un album strano e non necessariamente «giusto», con pochi fronzoli e tanta potenza, che a un ascolto superficiale potrebbe non andare d’accordo con chi aveva amato i R.E.M. di Everybody Hurts. Però è proprio questa stranezza a rappresentare il suo maggiore fascino. Le prime tracce in particolare puntano sulla potenza del suono e sul ritmo, con King of Comedy e Star 69 che rimandano esplicitamente a un certo tipo di glam rock, un territorio che sembrerebbe poco familiare, ma che la band di Athens interpreta con scioltezza.

LA SECONDA  parte dell’album è invece un po’ più vicina ai «vecchi» R.E.M. con brani più lenti e atmosfere più malinconiche, come la bellissima Strange Currencies, usata di recente per le sequenze più intense della serie The Bear, o la dolce Tongue. Uno dei momenti più alti di tutto l’album è probabilmente la lancinante Let Me In, dedicata a Kurt Cobain, che venne eseguita dal vivo con Peter Buck che suonava una chitarra appartenuta al leader dei Nirvana. Alcune delle soluzioni musicali scelte dal produttore Scott Litt per questo album suonano non convenzionali, come la decisione di tenere la voce di Stipe più bassa del normale in alcune tracce o di usare microfoni particolari per registrarla contribuiscono a rendere Monster un disco abbastanza peculiare, perfettamente inserito nella discografia della band di Athens, ma anche unico per il tipo di approccio e di risultato finale. Nel 2019 Litt e i R.E.M. pubblicarono una versione remixata, che risolveva alcuni di questi presunti difetti, ma che, di fatto, appiattiva il risultato finale, trasformando un mostro in un cucciolo più docile e meno indomabile, e, forse, meno affascinante.

danielefunaro75@gmail.com

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento