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Mondo Marcio: «C’è troppa omologazione nella nuova scena rap»

Mondo Marcio: «C’è troppa omologazione nella nuova scena rap»Mondo Marcio – foto di Nico Maffina

Musica Esce «Uomo» il nuovo album dell'artista milanese, collaborano Mina e Dave Muldoon

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 9 marzo 2019

Quindici anni di carriera. Un’enormità nel labile mondo del rap per Mondo Marcio, al secolo Gian Marco Marcello. Il rapper dal talento precoce – a 16 anni produceva le sue prime basi musicali e dopo aver pubblicato con una label indipendente il suo primo mix tape che portava il suo stesso nome, debutta con Solo un uomo – autoprodotto a 19 anni – e guadagna il suo primo disco d’oro. Sette dischi dopo è ancora qui con un nuovo album – Uomo (MondoMarcio/Sony). dieci brani un po’ fuori dalla mischia rispetto ai suoni standardizzati della scena trap, caratterizzati da una forte ricerca melodica e un uso non troppo ossessivo dell’autotune. Molte le collaborazioni, come quella del rapper di New Orleans Gudda Gudda (Questi palazzi) e quella con Dave Muldoon (Fuck up the World), mentre la produzione artistica oltre a Mondo Marcio vede coinvolti Swede di 808 Mafia di Miami, i newyorkesi Muzicheart e Fastlife Beats, missaggio e masterizzazione affidati a Marco Zangirolami.

L’AMORE per la musica italiana dei sessanta e non solo – c’è perfino un campionamento di Chi ci sarà dopo di te? di Fred Bongusto nell’intro di Top Five, è testimoniata da Sulla bocca della tigre, suo progetto del 2014 dove campionava brani e voce della tigre di Cremona, con l’autorizzazione della stessa diva lombarda. Mina è nuovamente protagonista a fianco di Mondo Marcio, è sua la voce nel ritornello di Angeli e demoni. «Nel 2012 – racconta – avevo campionato la sua voce in Un bacio (è troppo poco) a lei piacque e mi invitò a fare un album intero, Nella bocca della tigre. Nel 2016 scrissi Se mi ami davvero per il disco con Celentano. Oggi Angeli e Demoni: il contrasto tra ambizioni e paure, tra bene e male. Inutile dire che il contrasto è anche tra noi, lei angelo io demone. Ma è sbagliato incasellare la musica. Siamo allo stesso tempo molto lontani e molto vicini».

NON VEDE di buon occhio la nuova scena del rap, vede intorno: «Troppa omologazione: il rap ora va di moda, nel bene e nel male. Si è appropriato di spazi, se ne parla, ha successo. Ma se prima ci inventavamo di tutto per trovare i soldi per andare in studio, oggi si è ribaltato tutto e si fa musica per fare i soldi, una sorta di scorciatoia per la ricchezza e il successo. La mia è una critica alla mentalità, a chi si sente già arrivato ed è solo all’inizio». Ad aprile il tour, prima in Europa, poi il 10 a Roma e il 18 a Milano.

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