La spinta impressa dal direttore Edoardo Donatini a Contemporanea, armonizza le due sezioni del festival: gli allestimenti e gli alveari, ovvero il compiuto e l’abbozzo della messinscena. Un bipolarismo che fin dalla nascita marca l’impianto e il palinsesto della kermesse. Che per il secondo anno intercetta le fratture di una condizione umana sull’orlo del precipizio. Il «crollo» trova esplicita sintesi nei belgi Miet Warlop che estremizzano il concetto di equilibrio precario nella vertigine della rotazione, cerchio come estasi e prigione, accumulo e dispersione di energia, alterazione e delirio, più, ci è parso, artificio fisico che mistico turbinio. Centrale, in questo...