Dai cortili progettati con svettar di piante su aiuole rialzate, da poterle osservare dall’interno delle case, a quelle trapiantate tra le mura domestiche, in vasi e urne, serre e terrari, le presenze vegetali nei più diversi spazi abitativi vantano una lunga storia. Fino all’attuale, pervasiva febbre vegetale per le piante da appartamento. Così racconta Molly Williams in La tua casa botanica (Aboca, pp. 244, € 19,50). Dall’uso romano di fiori recisi, all’arte orientale di paesaggi in miniatura come i bonsai. Degli inizi del Seicento è il primo manuale di giardinaggio con una sezione interamente riservata alle piante da appartamento. Con il grande favore che riscuotono gli agrumi, fioriti d’inverno, o i bulbi che possono essere forzati al chiuso, anticipando le stagioni. Insieme al commercio delle piante rare si va diffondendo nel Settecento un mercato dei vasi, nonché, in epoca vittoriana, di terrari sempre più elaborati, serre riscaldate, giardini di inverno. Prosegue la mania per i bulbi, anche se il tulipano è stato ormai soppiantato dal giacinto e, sullo sfondo delle foto d’epoca, silhouette di piante di kentia o aspidistre campeggiano onnipresenti perfino tra gli arredi del Titanic in partenza.

Già con la fine degli anni venti le piante destinate all’interno risultano facilmente disponibili, a un prezzo abbordabile. Mentre con i mutamenti di stile delle abitazioni si determinano differenti atmosfere di coltivazione. Se il liberty porta anche in interno linee spesso ispirate alla vegetazione, le successive tendenze si inscrivono in un sempre più stretto rapporto tra natura e sviluppo urbano. Anche le piante si adeguano: al modernismo, nelle loro varianti più scultoree; con la Monstera deliciosa negli anni sessanta; e, per i Settanta, con ficus e filodendri tropicali, nonché l’iconica pianta ragno (Chlorophytum comosum). Dopo la giungla domestica anni settanta, con la mania dei portavasi in macramè, rifluisce il rarefatto, disimpegnato minimalismo anni ottanta. Fino all’emergenza delle orchidee anni novanta e, più di recente, delle piante da lockdown, con la domanda che sale alle stelle, e l’impazzare sui social di plantfluencers di vario conio.