Internazionale

Moldavia, vittoria risicata di Sandu. Il paese diviso a metà

La Presidente rieletta della Moldavia Maia Sandu al momento della votazione foto ApMaia Sandu vota in un seggio a Chisinau – Ap/Vadim Ghirda

Elezioni La presidente uscente prevale con il 42,45% dei voti, dovrà andare al ballottaggio. Referendum per entrare in Ue: sì sopra dello 0,95%

Pubblicato 4 giorni faEdizione del 22 ottobre 2024

La manovra politica di Maia Sandu per consolidare il proprio consenso e per associare la propria figura al «sogno europeo» riesce solo a metà. Arrivata domenica sera a tre ore dalla chiusura dei seggi presso il Digital Center a Chsinau, dove l’attendono giornalisti e compagni di partito, le sue prime parole sono d’accusa: «Siamo di fronte a una frode senza precedenti». I risultati iniziali raccontano infatti di una sconfitta, almeno rispetto alle previsioni della vigilia: meno di dieci punti percentuali di distacco dal principale sfidante Alexandru Stoianoglo (partito dei Socialisti), ma soprattutto il referendum per inserire in costituzione l’ingresso nell’Unione europea che vede abbastanza nettamente in testa il “no”.

LA SITUAZIONE rimane questa fino alla tarda mattinata di ieri, quando finalmente vengono scrutinati anche i voti decisivi della capitale e della diaspora (oltre 200mila schede sul milione e mezzo totale): il “sì” a Bruxelles passa con un risicatissimo 0,92% mentre la presidente uscente guadagna punti sul suo oppositore, 42,45% contro 25,98%, insufficienti però a evitare il ballottaggio (che si terrà il 3 novembre). Affluenza oltre il 51%.

Ma ancora non è tempo di festeggiare: «Ci sono gruppi criminali che corrompono gli elettori, è un fenomeno pericoloso», ribadisce Sandu nel pomeriggio. A inizio ottobre in effetti la polizia moldava aveva denunciato l’arrivo di 15 milioni di dollari in fondi russi sui conti correnti di circa 130mila cittadini moldavi per influenzare il voto. Altri piccoli incidenti sono stati segnalati durante la giornata di domenica. Stoianoglo, dal canto suo, è altrettanto duro verso la presidente in carica: «È stata imposta una censura, sono stati diffusi sondaggi falsati, si è abusato delle risorse amministrative», elenca come in una giaculatoria durante la conferenza stampa. «Ma la maggioranza della popolazione capisce l’importanza degli obiettivi nazionali». Sembrerebbe un paese diviso in due quello uscito dalle urne. La realtà, forse, è che – pure nel pieno di un processo di integrazione de facto della Moldavia nello spazio europeo (Bruxelles è il primo partner economico con il 53,7% degli scambi commerciali) e con gli animi esacerbati dal protrarsi dell’invasione russa in Ucraina (dall’inizio della guerra, almeno un milione e mezzo di profughi sono passati dal territorio moldavo e circa 120mila persone vi si sono stabilite) – a prevalere in cabina elettorale sono ancora le irrisolte questioni interne e il pluralismo socio-culturale che caratterizza la piccola repubblica post-sovietica.

«IL GOVERNO centrale ci vede sempre come degli stranieri», ci dicono per esempio diverse persone della Gagauzia, regione autonoma meridionale che ha votato massicciamente contro l’ingresso nell’Ue (94,84% per il “no”). Qui è difficile ascoltare parole nella “lingua di stato”, il rumeno, ma quasi solo in russo e turco, e alla specificità linguistica si uniscono in effetti anche gli interessi sia di Mosca che di Ankara (la governatrice locale è stata sanzionata da Bruxelles per i suoi rapporti col Cremlino, mentre Erdogan enfatizza spesso la «relazione speciale» con la zona). «Il referendum è stato un grosso errore», ammette anche chi comunque sostiene le politiche di Maia Sandu. «Ci spinge a prendere una posizione netta quando invece la gente è più preoccupata dai suoi problemi quotidiani e non vede l’urgenza di esprimersi sul tema». Più sfumata, forse e paradossalmente, la situazione in Transnistria, dove quasi il 40% ha scelto per una maggiore vicinanza a Bruxelles (con scarsa affluenza). Al confine non riconosciuto, code di automobili e autobus stipati di persone che per votare hanno dovuto appunto recarsi nella zona di controllo moldava. «Per ora ai seggi ci andiamo così», ironizza una signora dal passo incerto. «Poi una volta in Europa sarà tutto più facile. No?».

ALL’ESTREMO opposto, non solo geograficamente, ci sono i cittadini all’estero che votano oltre il 70% per il “sì” – come a dire che, per quanto piccola, la Moldavia si estende alla fine dal Canada alla Russia e contiene realtà plurali. A Chisinau la routine urbana del lunedì sembra smussare ogni differenza, ma una nuova fase politica è già in moto.

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