Internazionale

Mohammed Abu Sakha da un anno in carcere senza processo

Mohammed Abu Sakha da un anno in carcere senza processoUn sit in a sostegno di Mohammed Abu Sakha – samidoun.net

Territori Palestinesi Occupati I giudici della Corte suprema israeliana hanno respinto l'istanza di scarcerazione per l'insegnante della Scuola del Circo Palestinese fermato nel dicembre 2015 e da allora detenuto senza aver mai saputo le ragioni del suo arresto

Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 11 dicembre 2016

Dopo quasi un anno trascorso in carcere senza essere stato processato e senza conoscere le ragioni della sua detenzione, Mohammed Abu Sakha, 23 anni, insegnante alla Scuola del Circo Palestinese (Scp) di Bir Zeit, resterà dietro le sbarre. La Corte Suprema israeliana ha respinto l’istanza di scarcerazione presentata dai suoi avvocati, sulla base della vaga motivazione presentata nel dicembre 2015 dal procuratore militare, secondo la quale Abu Sakha sarebbe «una minaccia alla sicurezza». Inutili le proteste della Scp che in questi 12 mesi ha portato il caso di Abu Sakha in varie sedi internazionali e avviato una campagna per la sua liberazione immediata. Ogni sforzo è stato inutile come inutili sono state in questi anni le denunce della “detenzione amministrativa” praticata da Israele, una sorta di arresto cautelare che può essere rinnovato all’infinito dalle autorità militari. Vana è stata anche la partecipazione all’udienza della Corte Suprema di rappresentanti dell’Unione europea a Gerusalemme, del Consolato generale belga, della Rappresentanza diplomatica svizzera presso l’Anp, di Amnesty International e di Terre des Hommes Italia.

Abu Sakha è specializzato nell’insegnamento a bambini con difficoltà di apprendimento. Il 14 dicembre di un anno fa venne fermato a un posto di blocco militare israeliano mentre andava a far visita ai genitori e imprigionato prima a Megiddo, nel nord di Israele, e poi nel carcere di Ketziot nel Negev. Prima dell’estate era respinto un altro appello per la sua scarcerazione. Il centro per i diritti umani Addameer calcola in circa 7.000 i prigionieri politici palestinesi, 720 dei quali in detenzione amministrativa. Anche un ricercatore e giornalista di Addamer, Hassan Safadi, è in carcere senza processo da diversi mesi.

Le critiche e le esortazioni a rispettare le leggi internazionali e la Convenzione di Ginevra nei Territori palestinesi occupati non scuotono le autorità israeliane. Soprattutto quando si parla di colonizzazione. L’ennesima colata di cemento si annuncia in Cisgiordania. Altri 770 alloggi per coloni sorgeranno nell’insediamento di Gilo a sud di Gerusalemme, dove un mese fa era stata annunciata la costruzione di 181 nuove case. Appena qualche giorno fa la Knesset ha approvato in prima lettura il disegno di legge relativo alla “sanatoria” per gli avamposti coloniali in Cisgiordania sostenuta da buona parte del governo di destra. La legge, se approvata in via definitiva, permetterà la confisca di circa 800 ettari di terre private palestinesi e la legalizzazione di 55 piccoli insediamenti coloniali costruiti senza l’autorizzazione del governo.

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