Miraggi edizioni, il cuoco, i libri, il trolley
Il progetto Fabio Mendolicchio e Alessandro De Vito: dieci anni di un editore indipendente, con un «menù» non allineato
Il progetto Fabio Mendolicchio e Alessandro De Vito: dieci anni di un editore indipendente, con un «menù» non allineato
«Con la cultura non si mangia». Così rispose nel 2010 Giulio Tremonti, ministro dell’economia nel Berlusconi quater, al collega Sandro Bondi, in cerca di soldi per il suo improbabile Ministero della cultura. Pur se Tremonti smentì più volte di averla pronunciata, quella frase inaugurò una stagione di proteste, dall’editoria al cinema, dai teatri ai musei, che tornano puntuali ad ogni cambio di maggioranza parlamentare. Fabio Mendolicchio costituisce esempio di come, al contrario, con la cultura si mangi, pur coltivandola in modo libero e indipendente.
Il più difficile dei modi. Quarantasette anni, torinese, Mendolicchio ha fondato proprio nel 2010, con Alessandro De Vito, Miraggi Edizioni, oggi padrona di un catalogo che conta oltre duecento titoli, divisi in due collane. Garamond, più orientata sul versante pop, annovera autori esordienti e altri già affermati, privilegiando trame innovative e testi sperimentali. A Baskerville fanno capo quattro filoni letterari. Tamizdat, termine usato per indicare le opere letterarie occidentali clandestine che circolavano all’interno del blocco comunista, pubblica le traduzioni di autori nostrani e stranieri lontani dal mercato mainstream. Scafiblù, soprannome napoletano dato alle barche del contrabbando di sigarette, raduna scrittori italiani ‘disobbedienti’ per stile o contenuti.
Nová Vlna era la Nouvelle Vague creativa e artistica negli anni della Primavera di Praga. In questo filone Miraggi fa confluire scrittori cechi di ieri e di oggi. Infine Janus|Giano, dedicato alle traduzioni con testo a fronte. Il dubbio sorge, ed è legittimo: se gli editori di media e grande stazza faticano, come è possibile che una piccola realtà, così fuori dai binari commerciali, riesca a sopravvivere. E che identica cosa riesca a fare chi l’ha creata. Con la cultura, invece, si mangia. Forse Fabio lo pensava già durante i due decenni da chef di un certo successo nelle cucine di tanti ristoranti della sua città e, spenti i fornelli, da percussionista a euro zero nell’Orchestra multietnica di Porta Palazzo. Nel 2011, conclusa la collaborazione con il Circolo De Amicis, gestito da Libera, l’associazione di don Luigi Ciotti, il neo editore appende il grembiule al chiodo. Di lì a un anno tornerà a indossarlo, perché nel 2012 nasce l’idea di Libridacena: dimostrazione inoppugnabile che, con la cultura, mangia chi la fa.
E anche chi la frequenta. Dentro gli spazi di un trolley da viaggio rosso, Fabio allestisce una cucina itinerante: piastra a induzione, pentole impilabili, scomparti appositi per gli attrezzi del mestiere. Questo agile armamentario, voilà l’idea, gli permetterà di allestire gustose cenette nelle librerie dove gli autori vengono a presentare al pubblico i loro nuovi titoli. Attenzione, però: la scelta del menu non sarà casuale, ma in perfetta sintonia gastronomica con il genere, la trama, i personaggi, l’argomento del libro «Ogni menu di Libridacena è completamente nuovo, non somiglia a nessun altro che lo ha preceduto. L’esperienza sul campo l’ho maturata preparando, nell’arco di un paio di anni, un centinaio di cene in varie librerie di Torino».
La voce del ‘cuoco letterario con valigia’ che spadella in mezzo agli scaffali e tra pile di volumi comincia a spargersi. Mendolicchio e il suo trolley varcano i confini urbani, poi quelli provinciali, per ritrovarsi protagonisti di serate in giro per l’Italia «Siamo stati (lui e il trolley, ndr) un po’ovunque, Lombardia, Lazio, Toscana, Umbria, Abruzzo, Sicilia… In genere, chiamati dai librai, non di rado dagli autori stessi. Mi è successo, citando un caso, nel 2014, con Luca Rastello, che chiese un menu su misura per il suo romanzo I buoni».
Romanzo ma neppure troppo, ambientato nel mondo del volontariato, del quale racconta ombre e lati oscuri, I buoni scatenò aspre polemiche. Di seguito la sua trasposizione in pentola e in padella secondo Fabio: Involtini di melanzane con agrodolce di cavolo e salvia; Focaccia integrale con salame di Benevagienna; Provolone fresco bio Caseificio La Primula con marmellata ibrida; Armonia di spinaci, sformato e crudité con crema di peperoni gialli; Maccheroncini di pasta fresca alle erbe e ricotta salata; Cioccolatini fatti a mano, Torta paradiso al limone.
Se leggerete o rileggerete il libro, le portate del menu acquisteranno il sapore pungente dell’ironia, e forse vi verrà da pensare che la Torta Paradiso non risulterebbe dessert adatto ad alcuni dei personaggi. Il cuoco letterario con valigia cucina anche per i titoli della sua casa editrice? «Certo, ci mancherebbe! Un progetto di cui andiamo molto orgogliosi (lui e il socio Alessandro, ndr) è Il pranzo di nozze di Renzo e Lucia: un libro di Marco Giacosa, divertente e appassionata rivisitazione dei Promessi Sposi; uno spettacolo tratto dal libro e adattato da Annamaria Suolavecchia nei panni di una wedding planner che, mentre i due sono a fare le foto di prammatica, ricostruisce a modo suo quanto ha preceduto le nozze; il mio show cooking con menu originale del ’600: Ricottine in salsa di lenticchie, miele e noci; Macedonia salata di cicerchie, uva e mais a tocchi; Crostino di pane con pollo e funghi; Farinata di ceci all’antica e quartirolo lombardo; Zuppetta di cipolle con pane accomodato; Crostatina degli sposi di frutta fresca sciroppata; Crema dolce di mais con mele, muesli e ostie». Alla faccia di Don Rodrigo e dei capponi di Azzeccagarbugli.
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