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Miracolo «Wild Style», il primo film hip hop

Miracolo «Wild Style», il primo film hip hopIl poster del film «Wild Style»

1983-2023/Diretto da Charlie Ahearn, documenta la diffusione iniziale della cultura newyorkese Il ruolo di Fab Five Freddy, le feste nel Bronx, le battaglie verbali. Un’opera essenziale che ha aperto strade e immaginari

Pubblicato più di un anno faEdizione del 1 luglio 2023

Il quarantesimo anniversario di Wild Style rappresenta un’occasione unica per riflettere sull’evoluzione della cultura hip hop e sul ruolo che il film ha svolto nell’immortalare la nascita di questa forma d’arte. Wild Style, presentato per la prima volta nel 1983 nei cinema indipendenti di NYC, ha attirato l’attenzione di un pubblico internazionale, offrendo uno sguardo coinvolgente sulla realtà giovanile del South Bronx. Il film ha avuto l’effetto di scoperchiare il vaso di Pandora, diffondendo tutta la street science proveniente dal Bronx a un pubblico globale.
La pellicola racconta un’epoca in cui la creatività, il talento e l’entusiasmo di una nuova generazione stavano dando vita a un movimento culturale senza precedenti, che avrebbe cambiato il corso della musica e dell’arte contemporanea.
Charlie Ahearn, il regista di Wild Style, e l’artista Fab Five Freddy, co-produttore, si erano incontrati al Times Square Show del 1980, una mostra d’arte collettiva tenutasi in un palazzo abbandonato, e avevano iniziato una collaborazione che li avrebbe portati a realizzare il primo film hip hop. Charlie Ahearn ricorda quel giorno: «Nel giugno del 1980 collaborai alla realizzazione di un evento in un edificio abbandonato a Times Square. In quell’occasione conobbi Fab Five Freddy. Sin dal primo istante, iniziò a parlarmi dei Fabulous Five, di Lee Quinones e della loro intenzione di realizzare un film sulla cultura hip hop».

UN EVENTO
Fab Five Freddy aggiunge: «L’evento era il Times Square Show, tra la 40esima e la Sesta Avenue. Alcuni artisti avevano occupato uno spazio abbandonato trasformandolo in una galleria estemporanea in cui le opere erano ovunque, dal pavimento al soffitto. In quell’occasione incontrai Charlie, il poster del suo film The Deadly Art of Survival mi aveva portato a credere che fosse la persona giusta per il tipo di film underground che avevo in mente. Iniziai a parlargli dell’idea di lavorare sul nuovo fenomeno che stava esplodendo nei ghetti neri e latini uptown. Gli parlai della musica rap, del djing, dei graffiti e del breaking; gli spiegai come questi elementi fossero tutti parte del medesimo movimento culturale».
Dopo quel primo incontro, Fab Five Freddy e Charlie Ahearn cominciarono a frequentarsi e a immergersi nella scena delle feste del Bronx. La prima a cui parteciparono insieme si svolgeva in un parco di quel distretto, dove la presenza di Charlie, un «ragazzo bianco», non passava di certo inosservata, come sottolineerà lo stesso Fab: «La prima festa a cui siamo andati era in un parco chiamato The Valley. Charlie sembra il bravo ragazzo bianco mentre la maggior parte dei presenti sembravano fatti di tutt’altra pasta. All’epoca la vita nel Bronx era piuttosto difficile e la scena delle feste era pericolosa, con criminali, gente fatta di angel dust e altri capaci di diventare violenti per un nonnulla. E noi non passavamo di certo inosservati!». Charlie Ahearn ricorda altrettanto bene quella festa, anche per l’incontro con The Chief Rocker Busy Bee: «Fred sapeva di una jam in un parco nel Bronx. Io ero già stato parecchie volte in quell’area, ma non avevo mai partecipato a una jam e, a dir il vero, non ne sapevo più di tanto. Quando arrivammo ci unimmo al pubblico e diressi la mia attenzione verso un piccolo palco sul quale diversi individui si alternavano al microfono. Mi avvicinai al palco e mi misi a godermi lo spettacolo di fianco a un ragazzo nero. In seguito, quel ragazzo, Chief Rocker Busy Bee, mi rivelò che, appena mi vide, iniziò a sudare freddo pensando fossi uno sbirro pronto ad arrestarlo per la canna che stava fumando. Non ne era sicuro così si girò e disse: ’Hey, what’s up? (Come va?). Non sapendo che dire, iniziai con la mia manfrina, ’Ciao, sono Charlie Ahearn, un regista interessato a girare un film sulla scena hip hop. All’improvviso quel ragazzo mi prese per il braccio, mi accompagnò sul palco, si impossessò del microfono e interrompendo la musica disse, ’Questa persona si chiama Charlie Ahearn. È un famoso produttore di Hollywood che vuole girare un film su di me e sulla scena hip hop newyorchese’. La folla andò in delirio».

TUTTI ALLE JAM
Fab Five Freddy sottolinea l’importanza di quell’incontro: «Andavamo alle jam, a tutte le jam, erano esperienze davvero incredibili. Wild Style diventò un fenomeno underground prima ancora della sua realizzazione». Il film otterrà grande successo grazie al supporto dell’intera scena che aveva visto il progetto concretizzarsi festa dopo festa. Lo scenario in cui è ambientato è il South Bronx nella sua versione più povera e disperata. La sceneggiatura racconta la realtà che animava quelle strade, attraverso la storia d’amore tra due writer adolescenti: le leggende del writing Lee Quinones e Lady Pink. Ma ci sono anche Fab Five Freddy, la Rock Steady Crew, dj come Grandmaster Flash, Mc come i Cold Crush Brothers, Kool Moe Dee, Busy Bee Starski e molti altri pionieri della scena old school in tutta la loro spavalderia.
Il film è un documento preziosissimo per la sua capacità di rappresentare una cultura che nessuno ancora conosceva al di là dei confini dei cinque distretti di NYC. Anche la produzione del film ha seguito un processo molto particolare, come ricorda lo stesso Ahearn: «All’inizio mi sono limitato a scattare un numero impressionante di foto durante i party ma non solo, anche di strade, edifici e metropolitane del South Bronx e le utilizzavo per immaginarmi la storia, per costruirmi una sorta di storyboard. Avevo molto rispetto per Fab Five Freddy, la sua vicinanza mi dava sicurezza e fiducia nelle mie capacità anche se, in realtà, non avevo la benché minima idea di ciò in cui mi stavo imbarcando. Solo in seguito scoprii che anche Fred vagava su un terreno a lui del tutto nuovo».

STRUTTURE NARRATIVE
La mancanza di una struttura narrativa tradizionale e la crudezza della tecnica di ripresa diventano parte integrante della forza di questo film, catturando l’autenticità di quella scena giovanile underground. Wild Style è un film ricco di scene iconiche e la battle tra i Cold Crush Brothers e i Fantastic 5 è senza dubbio una delle più memorabili, con le due crew pronte a sfidarsi a suon di rime in un campo da basket, davanti a uno sparuto gruppo di ragazzi del quartiere. Questa scena rappresenta un momento di grande tensione e competizione, che mette in luce sia il talento di quei giovani, sia la rivalità tra le diverse crew della scena.
Altrettanto iconica è la sequenza della jam finale nell’anfiteatro di un parco pubblico con breaker, writer, dj e mc a esibirsi in un’esplosione di energia e creatività. Entrambe le sequenze sono esempi della capacità di Wild Style di catturare l’essenza dell’hip hop come movimento culturale, in cui innovazione, competizione e creatività sono al centro dell’espressione artistica. Wild Style è diventato un film di culto che ha contribuito a definire la cultura hip hop e a renderla riconoscibile come un fenomeno sociale e culturale, offrendo una visione autentica e appassionata della vita nei quartieri più depressi di New York City, ed evidenziando come la cultura popolare possa diventare un’occasione per la creatività, per l’affermazione dell’identità e la costruzione di ponti tra le diverse comunità. Riguardarlo oggi è come fare un viaggio nel tempo, in un’epoca in cui la scena artistica di strada stava conquistando Manhattan e diventando un fenomeno culturale senza precedenti. A 40 anni dalla sua uscita, Wild Style continua a essere un classico del cinema indipendente e, come sostiene Jeff Chang nel libro Can’t Stop Won’t Stop, «Wild Style è stato un rito di passaggio per la cultura hip hop, un punto di partenza per la diffusione della cultura urbana in tutto il mondo».

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