Sbloccare una prima evacuazione di emergenza di alcune centinaia di rifugiati detenuti in Libia autorizzando la partenza di cinque aerei. È la richiesta avanzata ieri alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese da Ong, associazioni, reti antirazziste, esperti di immigrazione e attivisti alla vigilia della video conferenza organizzata oggi dal Viminale. L’incontro sarà coordinato dal prefetto Michele di Bari, capo del dipartimento Libertà civili e immigrazione, e vedrà la presenza dei soggetti umanitari che hanno proposto di far arrivare in sicurezza alcuni dei rifugiati che al momento si trovano al di là del Mediterraneo, messi in pericolo dal conflitto militare, dalle milizie dei trafficanti e dalla terribile situazione sanitaria.

«I soggetti organizzatori, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese e la Comunità di Sant’Egidio, sono gli stessi che da anni evacuano con successo rifugiati siriani dal Libano e hanno, quindi, tutte le carte in regola per gestire accoglienza e ricollocamento di persone nei vari Paesi europei senza gravare sullo Stato italiano», si legge nella lettera. Tra i firmatari ci sono Alarm Phone, Baobab, Borderline, Mediterranea, LasciatCIEntrare, Josi & Loni Project, Possibile e poi Don Mussie Zerai, l’ex sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini, il regista Daniele Vicari, gli avvocati Fulvio Vassallo Paleologo e Arturo Salerni.

Il progetto per l’arrivo in sicurezza dei rifugiati sarebbe sul tavolo del Viminale da diversi mesi, ma fino a oggi non ci sono state risposte concrete. Nel frattempo però «le condizioni dei migranti in Libia peggiorano di giorno in giorno», scrivono le associazioni. E fanno i nomi di ragazze e ragazzi con cui sono in contatto telefonico che recentemente sono stati venduti come schiavi, torturati o destinati ai lavori forzati: Maryam, Samira, Fatima, Paul, Sebastian. Accanto a loro ci sono quelli che hanno perso la vita proprio nelle ultime settimane. Il succo della lettera è: non c’è più tempo da perdere.

«Serve un’evacuazione di emergenza, vista la situazione sanitaria e le minacce alla sicurezza di queste persone, che ogni giorno vedono i propri diritti calpestati e rischiano la vita – afferma Don Mussie Zerai, prete cattolico da sempre al fianco dei rifugiati e candidato al Nobel per la pace nel 2015 – Ormai tutti sanno cosa accade nei lager libici e anche nelle città, dove i profughi sono esposti ad aggressioni e attacchi continui, derubati del poco che hanno casa per casa. È ora di agire».

Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) nel corso del 2020 sono state 36.418 le persone arrivate in Europa, sulle coste italiane e maltesi, percorrendo la rotta migratoria del Mediterraneo centrale (che registra le partenze da Libia, Tunisia e in parte Algeria). Durante lo stesso anno ben 11.981 sono state catturate dalla cosiddetta «guardia costiera» di Tripoli e riportate indietro, nell’orrore dei centri di prigionia.