Lavoro

Mininni, Flai Cgil: “Con i voucher si cancella il contratto, azzerando i diritti”

Mininni, Flai Cgil: “Con i voucher si cancella il contratto, azzerando i diritti”Il segretario generale della Flai Cgil, Giovanni Mininni

Sciopero generale Il segretario generale del sindacato dell'agroindustria motiva in dettaglio la richiesta della Cgil di cancellare dalla manovra economica l'estensione dei 'buoni lavoro': "In agricoltura si destruttura l'intero impianto normativo che dà un minimo di diritti ai braccianti. Si sostituisce lavoro tutelato, seppur povero, con lavoro povero e non tutelato. Così facendo il governo Meloni mercifica ulteriormente il lavoro".

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 17 dicembre 2022

Giovanni Mininni, alla manifestazione di Bari ha parlato anche Luciano Canfora. Ha detto che ‘oggi la vera divisione è fra chi lavora e chi sfrutta’. La reintroduzione, o per meglio dire l’estensione dei voucher, ne è la riprova. Che effetto avrà nel settore agricolo, che come segretario generale della Flai Cgil conosce bene?

“Lo destruttura completamente, cancellando di fatto il contratto collettivo di lavoro, e facendo saltare un’impianto normativo che oggi dà un minimo di tutele. Nemmeno i governi Berlusconi e Renzi, non certo sensibili alle ragioni del lavoro, erano arrivati a tanto. Per il semplice motivo che stiamo parlando di un settore dove la flessibilità è la regola, perché il lavoro agricolo è discontinuo, è legato al ciclo della natura, delle stagioni, delle variabili atmosferiche. Prova ne è che solo il 10% degli addetti ha un contratto indeterminato. L’altro 90% lo ha a tempo. Sono gli stagionali, quelli che lavorano con contratti che possono essere anche di un solo giorno, e che sono comunque iscritti agli elenchi dell’Inps. Quindi con un un minimo di diritti, compresa la malattia e la disoccupazione se superano i 51 giorni di impiego nel corso dell’anno”.

E’ su di loro che si abbatterà la mannaia dei voucher?

“Certo. Il governo Meloni vuole estendere a loro l’utilizzo dei voucher. Equiparandoli ai lavoratori occasionali. A chi, come gli under 25, i pensionati e i disoccupati, erano stati individuati dal governo Gentiloni come gli unici casi in cui il voucher era possibile, riducendo così dell’80% il loro uso. Invece questo esecutivo, prodigo di interventi a sostegno delle imprese, porta da 5 a 10mila euro annui la soglia per pagare con i voucher. E porta da 5 a 10 dipendenti diretti la soglia perché le imprese possano utilizzarli. Allargandone di fatto l’uso, in un settore dove le aziende agricole con più di 10 dipendenti diretti sono considerate ‘grandi’ e sono una minoranza, quasi all’intero settore”.

Insomma, più che ‘non disturbare chi vuol fare’, slogan caro a Giorgia Meloni, si tratta di non disturbare il padrone?

“Appunto. Si sostituisce lavoro tutelato, seppur povero, con lavoro povero e non tutelato. Ad esempio i voucher diventeranno anche uno strumento per accentuare lo sfruttamento e la vulnerabilità dei braccianti extracomunitari. Ennesima riprova che i voucher non rispondono alla supposta esigenza di semplificare. Rispondono al desiderio delle imprese, in particolare delle medio-piccole, di avere mano libera. Cancellando i diritti dei lavoratori. Quando poi le associazioni datoriali lamentano che ci sono sempre meno persone che vogliono lavorare nelle campagne, accusando il reddito di cittadinanza o gli immigrati, che pure rappresentano il 40 degli addetti del settore, ‘dimenticano’ sempre di dire che, se mancano i lavoratori, è perché vengono pagati poco. La nostra agricoltura paga poco le persone, a tal punto da farle scivolare sempre più verso il ‘lavoro povero’. Quello che anche con un contratto regolare non arrivano alla fine del mese. Con i voucher si chiude il cerchio, vogliono dire che i lavoratori vanno ulteriormente sottopagati o addirittura ridotti in schiavitù. Ai caporali infatti i voucher piacevano tantissimo, così come alle aziende scoperte a sfruttare i lavoratori”.

Oltre che in agricoltura, l’estensione all’utilizzo dei voucher intende riguardare anche i settori della ristorazione, del lavoro domestico e dei servizi alla persona.

“Altre facce della stessa medaglia. Quella della mercificazione del lavoro. Oggi abbiamo scioperato non perché il governo è di destra, ma perché attacca, deliberatamente, le classi sociali più deboli. Sono le stesse motivazioni che un anno fa ci portarono a scioperare contro la manovra del governo Draghi. Perché le politiche di austerità in questo paese non finiscono mai. Aumentando ancor di più le disuguaglianze che lo affliggono”.

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