Visioni

Mina e quegli autoscatti di donna

Mina e quegli autoscatti di donnala copertina di Selfie di Mina

Musica Esce oggi «Selfie» nuova raccolta di inediti tra debuttanti e vecchie conoscenze

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 10 giugno 2014

Spesso titoli e copertine nell’affollatissima discografia mazziniana hanno poca attinenza con l’attualità. Stavolta Selfie – il nuovo disco di inediti (Gsu/Artist First) con il primo piano di un macaco rielaborato da Mauro Balletti, è una constatazione. Siamo, ci dice Mina versione primate, una società immagine dipendente molto (troppo) compiaciuta.
Ma, visto che malevoli proprio del tutto non siamo, questi autoscatti potrebbero invece riferirsi a ritratti di donna in prima persona. Tredici per l’esattezza, come le canzoni che compongono questo 158 esimo (o giù di lì, i conti li fanno i fedeli mazziniani in dispute filologighe in rete…) album della signora. Molto pop, molto eterogeneo tendenzialmente leggero pensato espressamente per i caldi mesi estivi. Quindi via le sperimentazioni electro rock di Boosta, Afterhours o Benvegnù infilate nei tre precedente album di inediti (Facile, Caramella e Piccolino) e spazio a brani dall’afflato melodico predominante, spruzzato qua e là da caute cadenze funky. Insomma, un album «minoso» al cento per cento con il tocco in più rappresentato ovviamente dalla voce della signora.

Raccolta a cui non mancano però picchi di ispirazione notevoli, posti, non a caso, ad apertura e chiusura del disco. Questa donna insopportabile – scritta da un debuttante assoluto alla corte della tigre, Federico Spagnoli, con la voce che si adagia sulle note al pianoforte di Danilo Rea, entra di diritto fra i suoi moderni evergreen, mentre La fine, che segna il ritorno di Don Backy per Mina autore nel lontano Singolare (1976) di Nuda e Sognando (emozionante elogio della follia pre-Basaglia), intensa e sofferta in una catarsi emozionale che culmina nel ritornello. Dal passato remoto riemerge anche Mario Capuano che qui firma Perdimi e nel lontano 1968 componeva Un colpo al cuore.

Debutta invece Ugo Bongianni anche se in sola veste autoriale (è da un decennio programmatore e arrangiatore dei suoi dischi) con la curiosa Io non sono lei: «Io non sono lei che fa tutto ciò che vuoi, Che sopporta il male che le fai. Io no, io no», quasi una risposta a 45 anni di distanza alle paturnie dell’appassionata protagonista di Bugiardo e incosciente. In un contesto easy ben si addicono le due zampate del nipote Axel (La sola ballerina che tu avrai, Oui c’est la vie) e la vocina di Edoardo Pani, l’unico «duetto» nel disco, a rincorrere nonna Mina in Troppa luce.

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