Nel 1817 Klemens von Metternich è in visita a Lucca e racconta alla sorella della villa di Marlia «…un luogo veramente divino nel quale Madame Elisa ha creato un meraviglioso giardino all’inglese, grande e con un aspetto poco comune, forse unico nel suo genere al di qua delle Alpi. Piantato con ugual profusione di alberi e fiori esotici, vi sono per esempio boschetti interi di magnolia».
Ritiene insomma degni di ammirazione quei luoghi così amati da Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone Bonaparte, prima – dal 1805 – a capo del principato di Lucca e Piombino e poi, dal 1809, dell’intero Granducato di Toscana. Elisa Bonaparte sposata Baciocchi, è promotrice e protagonista di spettacoli teatrali – lei stessa in scena con corsetto di cachemire turco sull’abito d’oro di seta e sopraveste ricamata d’argento in Bejazet, la tragedia turca di Racine – ma anche grande viaggiatrice (Torino, Milano, Genova, Bologna) e, soprattutto, studiosa di botanica: nuove specie come il glicine, la magnolia, il salice, l’ibisco e la mimosa vengono da lei introdotte in seguito al ritorno della spedizione in Australia, finanziata da Napoleone.
Infine, c’è Elisa ritratta nella monumentale tela di Pietro Benvenuti: seduta al centro con accanto la figlia Napoleona Elisa e il suo levriero, attorniata da innumerevoli dame di compagnia e aristocratici di vario tipo, osserva e riceve con grazia da Canova, emozionatissimo, il busto in marmo che la ritrae.

PER CIRCA UN SECOLO poi la villa passerà da una proprietà all’altra fino al 1923, anno in cui un’altra donna, di spiccatissima personalità, intraprendenza e vitalità infinita ne prenderà possesso. È Anna Laetitia Pecci Blunt detta Mimì che arriva col marito, Cecil Blumenthal, (poi per volere di Mimì abbreviato in Blunt), finanziatore quieto e affettuoso, sempre accanto alla effervescente moglie. Ed a lei è dedicata la mostra Mimì. Anna Laetitia Pecci Blunt: la sua anima in un archivio. La vita, gli appunti e le immagini (a cura di Roberta Martinelli, Villa Reale di Marlia, Capannori, Lucca, fino al 17 dicembre).
Negli anni di vita parigina Mimì fa il pieno di vita mondana: memorabili le feste di Charles e Marie-Laure de Noailles (fra le altre cose produttori de L’age d’or di Buñuel e di Les mystères du château de Dé di Man Ray) e quelle della cilena Eugenia Huici de Errazuriz, amica di Cecil Beaton, Coco Chanel e Jean Cocteau e straordinariamente ritratta da John Singer Sargent.

Mimì Pecci Blunt con la sua macchina fotografica, una-Rolleiflex in una foto di Ruggero Schiff © Archivio Pecci-Blunt

SONO FESTE alle quali si inizia a lavorare un anno prima con progettazione di tableaux vivants dettagliatissimi, stanze riservate ai fotografi di Vogue, reperimento di materiali non convenzionali per i costumi (caucciù, paglia e pelli di coccodrillo) che sono poi gli stessi usati da Jean Michel Franck, il designer che rivoluziona gli interni delle case parigine.
Anche Mimì organizza party: è del 1924 la serata «balletti russi», del 1928 la danza «dell’immaginazione» (gli invitati dovevano chiudersi in una sala piena di materiali e costruirsi il loro costume), del 1930 infine Le Bal blanc: tutti in bianco compresa Elsa Maxwell che fa la sua entrata in bianco sì, ma come un Buddha seduto portato in spalla da alcune persone, mentre Man Ray proietta sugli ospiti pellicole colorate (e una giovanissima Lee Miller si diverte molto a fargli, come dovuto, da assistente).

E POI CI SONO le memorabili estati nella villa di Marlia col grande parco e gli ospiti nella piscina disegnata da Jacques Greber in stile liberty: Alberto Moravia, Curzio Malaparte, Massimo Bontempelli, Corrado Cagli. Alcuni decisamente più fotografati di altri, come Salvador Dalì e Gala: loro due a bordo piscina, divertiti e lascivi, lui spesso inquadrato da Mimì in primo piano, dal basso, col mento aguzzo, la pelle ambrata e i baffi finissimi, ma anche molte le immagini di Sergej Djagilev con il ballerino Serge Lifar in posa accanto alle statue del giardino.
Una vita, quella di Mimì Pecci Blunt, emersa da un grande quantitativo di album fotografici rinvenuti durante i restauri nella Palazzina dell’Orologio accanto alla villa e, per ora, resi fruibili da alcuni pannelli e da un bellissimo videoritratto dal quale affiora questa figura femminile estremamente moderna e per nulla solo mondana: visibili infatti anche una vasta collezione di bambole etnografiche, la collezione di periodici e di libri, alcuni libretti con appunti operistici con precise indicazioni su quali voci fossero più adatte a specifiche arie d’opera.