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Mille suoni liberi dalle mafie

Mille suoni liberi dalle mafie

Eventi Alla Casa del Jazz - il luogo simbolo capitolino della lotta alla malavita - la serata finale di un concorso nazionale di composizione

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 3 ottobre 2015

Agire culturalmente contro la mafia vuol dire «condividere, incentivare i giovani talenti, fondere diritti fondamentali quali libertà e lavoro»: questo lo spirito del premio Libera il jazz» che Franco La Torre (presidente di Libera) ha ribadito alla Casa del Jazz. È necessario fare qualche passo indietro per ricordare – lo ha fatto in apertura di serata Luciano Linzi del comitato artistico della CdJ – che la struttura capitolina è nata nel 2005 grazie alla Legge Pio La Torre: un bene confiscato alla mafia (la villa Osimo) è stata consegnata al comune di Roma perché ne facesse un centro culturale. Proprio un anno fa, nel rilancio della Casa del Jazz, l’associazione «Libera» e la Siae sono entrate nel comitato direttivo insieme all’associazione dei jazzisti italiani (MIDJ). Una delle prime idee è stata proprio quella di bandire un «concorso nazionale di composizione» in occasione del decennale della Casa del Jazz, «luogo simbolo della lotta alle mafie e di riconquista alla città dei beni confiscati».

Il livello delle composizioni premiate (più una menzione speciale) è stato veramente elevato ed il lavoro della giuria (Paolo Damiani, Maurizio Giammarco, Giovanni Falzone) è stato impegnativo e «super partes». La Siae ha messo a disposizione tre premi (2500 euro l’uno) e c’è una presa d’atto nei confronti della «composizione jazz», come Damiani ha sottolineato.

Serata ricca di musica, di idee, di passione politica espresse al di qua e al di là della pedana dell’auditorium della Casa del Jazz dove si sono alternati direttori-compositori ed organici: un ottetto e la big-band del conservatorio di S.Cecilia con docenti ospiti. Menzione speciale per il toccante Facile di Gaia Possenti (pianista). Premiati l’amaramente ironica La banda dei mezzi cadaveri del chitarrista romano ventiquattrenne Stefano Carbonelli, la polistilistica Fiume d’acqua Dolci di Giulia Tagliaviva (pianista e compositrice palermitana ventottenne) e La gente fa il tifo per noi del quarantunenne compositore pugliese Michele Corcella, già autore di una pregevole ricerca su composizioni per il cinema di Duke Ellington.

Chiusura in bellezza con una medley pianistica di Danilo Rea ed un duetto Falzone / Ada Montellanico (presidente Midj) su un brano di Abbey Lincoln, «grande compositrice, impegnata nel sociale, combattente contro la discriminazione razziale».

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