Milano, lavoratori costretti a rinunciare al Tfr
L'inchiesta Frode negli appalti della logistica per le case farmaceutiche, è scattato il sequestro preventivo d’urgenza di oltre 41 milioni. Dipendenti attinti da «società serbatoio»
L'inchiesta Frode negli appalti della logistica per le case farmaceutiche, è scattato il sequestro preventivo d’urgenza di oltre 41 milioni. Dipendenti attinti da «società serbatoio»
La procura milanese getta un nuovo fascio di luce sulle forme di sfruttamento e sulle connesse frode fiscali nel mondo del lavoro, questa volta guardando ai meccanismi delle scatole di «società serbatoio» di manodopera per le grandi aziende. Proprio indagando su un caso del genere, oltre alle perquisizioni e alle informazioni di garanzia, è scattato il sequestro preventivo d’urgenza per frode fiscale di oltre 41 milioni nei confronti di alcune società attive nel settore della logistica per aziende farmaceutiche, in particolare la spa Chiapparoli Logistica.
La nuova inchiesta rientra in quelle indagini che il pm Paolo Storari e il Nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme gialle stanno portando avanti da tempo, e che hanno riguardato di volta in volta grandi gruppi, aziende della logistica e dei trasporti, della vigilanza privata. «Fenomeni di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro – spiegava sul punto il procuratore Marcello Viola – realizzati attraverso un assiduo sfruttamento dei dipendenti». In questo caso, in cambio di un pugno di euro e dell’assunzione diretta alla Chiapparoli, circa 500 lavoratori l’estate scorsa hanno dovuto firmare un’espressa rinuncia ai cospicui crediti vantati per il Tfr maturato quando erano formalmente dipendenti di una serie, appunto, di «società serbatoio».
In altre parole, delle coop di cui si serviva la Chiapparoli per la logistica farmaceutica. Coop che «hanno sistematicamente omesso il versamento dell’Iva, nonché degli oneri di natura previdenziale e assistenziale» per i dipendenti. «Almeno dal 2017 c’è un sistematico sfruttamento», tira le somme il pubblico ministero Storari. Con i lavoratori che passavano da una società all’altra, mentre di fatto lavoravano per la spa committente. I rapporti di lavoro con la Chiapparoli venivano schermati da apposite società «filtro». Di qui i sequestri di oltre 11 milioni alla Chiapparoli, e di oltre 30 milioni alla coop Consorzio Sal, usata nello schema di intermediazione illecita di manodopera. Tra gli indagati, oltre alle società, anche la responsabile della spa Elena Chiapparoli, e quello del consorzio Aronne Premi.
Il procuratore Viola ha puntualizzato che le indagini sono svolte con la collaborazione del Settore Contrasto illeciti dell’Agenzia delle entrate per una «complessa frode fiscale derivante dall’utilizzo, da parte della beneficiaria finale del meccanismo illecito, di fatture per operazioni giuridicamente inesistenti a fronte della stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera, in violazione della normativa di settore, che ha portato all’emissione e al conseguente utilizzo dei falsi documenti per un ammontare complessivo di circa 250 milioni di euro». Il 65% del personale alle dipendenze della società leader in Italia della logistica farmaceutica è transitato tra diverse cooperative. Circa 300 lavoratori hanno dovuto rinunciare espressamente a ogni azione di regresso nei confronti di Chiapparoli in relazione al credito per il Tfr maturato negli anni precedenti durante i quali i formali datori di lavoro sono stati le diverse società serbatoio.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento