Sono arrivate anche a Milano le proteste: nella giornata finale del Premio giornalistico Almerigo Grilz non si è potuto negare che quella intitolazione, quel nome, risultano indigeribili a molti. A Trieste – dove Grilz era nato nel 1953 – le contestazioni hanno visto assieme Anpi, Aci, Arci. Cgil, Usb, Casa internazionale delle donne… ma anche Articolo 21 e Assostampa.

SOPRATTUTTO A TRIESTE, il camerata Almerigo Grilz è personaggio ben noto. Dirigente del Fronte della Gioventù, capobranco di picchiatori fascisti anche di Avanguardia Nazionale da cui lui stesso proveniva. Tanti gli agguati davanti alle scuole triestine per non parlare dei veri e propri raid squadristici nei paesi del circondario abitati da sloveni. Anni Settanta con tirapugni e spranghe, per mandare all’ospedale chiunque risultasse «di sinistra» e, peggio, se era sloveno. Sospeso dall’Università nel 1976 per le bottigliate contro studenti antifascisti e tante denunce per «apologia del fascismo» assieme ad avanguardisti e ordinovisti che avrebbero poi scritto pagine nere della strategia della tensione. Poi la supposta svolta esistenziale con la fondazione dell’agenzia di stampa Albatross e non è un caso se sono presentissimi nell’organizzazione del premio giornalistico, e nei tanti eventi a corredo, anche Fausto Biloslavo e Gian Micalessin, soci di Grilz nell’Agenzia.

AGENZIA che ottenne un buon successo negli anni Ottanta filmando guerre lontane cercando di soddisfare «le richieste di quei network americani che ci pagavano in dollari e pronta cassa ma pretendevano sempre il bang bang, il sangue» come ebbe a scrivere proprio Micalessin. Grilz sempre in viaggio, sicuro, ma la sua presenza in Libano, per esempio, la ritroviamo anche in una relazione della Questura di Bologna sulle presenze nei campi militari cristiano-maroniti e i rapporti tra militanti del Fronte della Gioventù triestini e i Nar di Giusva Fioravanti, come riporta Claudia Cernigoi su Carmillaonline citando l’istruttoria della strage di Bologna. Nella sentenza d’Assise (1988) sulla strage di Bologna si legge: «Già nel 1980 agli inquirenti bolognesi constava che si trovassero in Libano, nei campi di addestramento, vari estremisti romani e triestini (tra cui Amerigo Grilz…)».

MAGGIO 1987, Mozambico, ultimi giorni di vita di Grilz mentre la Repubblica Popolare si trova a dover fronteggiare le milizie antigovernative della Renamo, finanziate dai razzisti di Sudafrica e Rhodesia, che mettono a ferro e fuoco il Paese: distrutte strade e infrastrutture, un milione di morti per lo più civili tra cui migliaia di bambini, centinaia di migliaia di profughi interni o rifugiati all’estero, milioni di persone ridotte alla fame. Ed è con i miliziani della Renamo che si trova Grilz quando viene mortalmente colpito. Testimonia il pediatra triestino Pierpaolo Brovedani: «Negli anni Ottanta, mentre i pediatri dell’ospedale infantile di Trieste erano in Mozambico per una missione umanitaria di cooperazione, le bande antigovernative della Renamo terrorizzavano la popolazione con attentati e uccisioni, arrivando persino a sparare alle assistenti sanitarie che portavano le vaccinazioni nel territorio.

CON QUEI TERRORISTI, quei tagliagole prezzolati che incendiavano scuole e ospedali, stava il camerata Almerigo Grilz. Non risulta che abbia mai fatto parola di quelle stragi di civili, dimostrando di essere stato non solo privo della necessaria pietas, ma anche omissivo: un perfetto reporter di guerra!» (così su Volere la Luna 21/7/2023). Grilz: più che un freelance coraggioso, il press agent della Renamo. Doveva pensarla così anche l’Unità che ne raccontò la morte come quella di «un mercenario». Tutti a Trieste ricordano il camerata Grilz tanto è vero che a fine maggio, ogni anno, un bel gruppo si raduna nei pressi della vecchia sede del Fronte della Gioventù e grida «Presente!» alzando il braccio in suo onore. L’anno scorso, giusto un poco in disparte, c’era anche un assessore regionale che si è tirato addosso le proteste anche della Presidente della Repubblica slovena. Così fascista che nel mentre fondava Albatross scriveva: «Non basta proclamarsi continuatori del Fascismo a parole. Scorriamo le fotografie di allora: gli squadristi che bruciano l’Avanti, il Duce alla testa delle camicie nere, la trasvolata di Italo Balbo, le bonifiche, i volontari in Spagna contro il comunismo. Tutto è movimento, lotta, mobilitazione, entusiasmo. Benito Mussolini ci ha lasciato qualcosa di immensamente grande: un’Idea».

A MILANO, ieri, alla mostra con foto, video e testi del trio Grilz, Biloslavo, Micalessin, il Presidente del Senato era raggiante: «Non abbiamo mai smesso di onorare Grilz e finalmente è un ricordo bipartisan». Polemiche? «Non mi stupisce, la madre dei cretini è sempre incinta».