Politica

Milano, i tormenti di Sel nella rete delle primarie

Amministrative Le divisioni del partito di Vendola dopo la candidatura di Sala. Tra i vertici cittadini la spaccatura è doppia: c’è chi sostiene Majorino e chi raccoglie le firme per Balzani

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 23 dicembre 2015

Sala c’è, Sel un po’ ci fa. Mentre il manager della nazione comincia a raccogliere le firme dipingendosi come una pasta d’uomo per non dispiacere troppo all’elettorato di sinistra (ne ha il diritto, è propaganda), il più grande partito della sinistra italiana l’altra sera si è raccolto intorno al proprio capezzale per prendere una decisione definitiva (o quasi, per gli affezionati della serie «c’è vita a sinistra» che sperano nel colpo di scena). La decisione è la seguente: la sezione staccata del partito di Vendola – di stanza a Milano – non ha intenzione di abbandonare le primarie a tre del Pd nonostante sia evidente che sono state costruite attorno alla figura di Giuseppe Sala. Sono strategie, anche se difficili da spiegare al popolo arancione. Con tanti «se» e troppi «ma», giusto per fare chiarezza.
Ma torniamo al «compagno» Sala. L’ex ad di Expo, sostenuto da mezza giunta Pisapia e dalla Milano che conta – «voterò certamente Sala», ha detto ieri Tronchetti Provera – sta ricalibrando la sua immaginetta per tendere una mano all’ala sinistra della coalizione. Quindi: non tenterà inciuci con il Ncd, continuerà a togliersi il cappello di fronte a Pisapia e giura di non essere uomo di Renzi. Non basta? Per gli incontentabili c’è chi ha postato su facebook una foto di Sala con il pugno chiuso di fianco ad Evo Morales. Ricordino dei fasti dell’esposizione universale che fu.

Ma certamente non sarà per questo simpatico motivo che Sel ha deciso di restare impigliata nella trappola delle primarie, dopo aver trascorso le ultime settimane a lanciare anatemi contro l’ipotesi Sala. «Abbiamo fatto un’assemblea molto partecipata – ha cercato di spiegare a Radio Popolare la segretaria metropolitana Anita Pirovano – in cui abbiamo impegnato Sel a rendere possibili e concreti due obiettivi politici: il protagonismo di Pisapia nell’affermare l’opzione politica del centrosinistra inedito e coraggioso, invece che cedere alle lusinghe del partito della nazione in costruzione, da un lato, e poi riuscire a rendere quella proposta politica di centrosinistra la più larga, aperta e inclusiva possibile, non tanto la sintesi tra due nomi, due candidati, ma la possibilità di costruire una candidatura che sia rappresentativa di tanti e di tante». Morale: credono (o fanno finta di credere) che sia ancora verosimile l’ipotesi che si faccia da parte uno dei candidati destinati a sottrarsi voti a sinistra, Piefrancesco Majorino e Francesca Balzani. Sosterranno Sala qualora dovesse vincere le primarie? Niente da fare: a domanda continuano a non rispondere. La verità, dichiarazioni ufficiali a parte, è che tra i vertici milanesi di Sel la spaccatura è doppia. C’è chi avrebbe voluto rompere il giocattolo delle primarie Pd e chi, pur standoci dentro, si sta dividendo tra i due candidati votabili. Senza più nascondersi: il consigliere comunale Luca Gibillini, per esempio, reclamizza la sua presenza al fianco della candidata Balzani. Mentre Majorino, da mesi candidato ufficiale di Sel, sembra sempre più sprovvisto di sponsor politici – e alle primarie potrebbe essere un vantaggio (ieri ha superato le 2.000 firme necessarie per la candidatura).

Difficile che queste contorsioni possano orientare le scelte politiche dell’elettorato di un partito che non può permettersi di dettare alcuna linea. Ognuno voterà (o non voterà) come gli pare. Tra le poche certezza, c’è l’indisponibilità dei milanesi di Sel a prendere in considerazione la lettera, firmata Ferrero e Civati, che auspica l’unità a sinistra contro il Pd alle prossime amministrative. Ha il dono della chiarezza il post di Mirko Mazzali, capogruppo di Sel a Palazzo Marino. Prima scherza sugli scenari elettorali dell’improbabile convergenza (gli atomi della sinistra ormai non si sopportano più) e poi taglia corto: «Hanno il vantaggio che si ha la sicurezza di perdere, di essere irrilevanti e quindi ci si toglie il problema di aspettare con ansia l’esito delle elezioni. Entrambi gli scenari non mi avranno in nessun modo protagonista». Dunque, meglio stare con il Pd per vincere a prescindere dal gioco e dal colore della maglia. Curiosa motivazione per un tifoso sfegatato della Fiorentina, un po’ come dire che sarebbe accettabile vestirsi di bianco nero per vincere il campionato.

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