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Milano, alle primarie sarà corsa a tre

Milano, alle primarie sarà corsa a treGiuliano Pisapia, sindaco di Milano, e Francesca Balzani, sua vice e candidata alle primarie – Foto La Presse

Amministrative Balzani decide: «Ci sarò». Majorino resiste, Sala ringrazia. «L’altra sinistra», assemblea a gennaio. Maratona in aula consiliare, Pisapia non ha più la maggioranza. Lunedì la riunione dei vendoliani

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 19 dicembre 2015

In una Milano al suo il 23esimo giorno consecutivo oltre i limiti delle polveri sottili – ieri l’Arpa ha diffuso i dati dell’inquinamento, per essere la vetrina d’Italia la città risulta appannata e pure malsana – Francesca Balzani alla fine ha deciso di lanciarsi nelle primarie. Come primo passo della sua corsa la vice di Giuliano Pisapia fa però una mossa bizzarra, l’elogio alla correttezza di Matteo Renzi: «Non ha mai detto che sostiene un candidato, è un osservatore rispettoso e questa è la sua forza». La signora è accorta, l’intenzione delle parole si capisce: non trasformare lo scontro milanese in uno scontro contro Renzi, cosa che per lei sarebbe un disastro.

L’esordio comunque non scalda i cuori, e il rischio che il buongiorno si veda dal mattino è sempre in agguato. La candidata ieri ha sciolto la riserva dalle frequenze di Radio Popolare annunciando per oggi l’inizio della raccolta delle firme alla Cascina Cuccagn, luogo recuperato dalla giunta. Sarà al suo fianco Stefano Boeri, l’archistar già sfidante di Pisapia. Poi scenderà in campo per lei Lucia Castellano, colonna degli arancioni milanesi. È l’impasto con cui Balzani vuole dimostrarsi la vera erede del «modello Pisapia». Ma fatalmente i primi che dovrà convincere sono proprio i sostenitori di sinistra, quelli dell’assessore Pier Francesco Majorino, candidato a sua volta con l’appoggio di Sel, almeno fin qui. Giuseppe Sala ringrazia: se la sinistra della coalizione si fa in due, per lui vincere sarà una passeggiata. Non a caso negli scorsi giorni a Majorino ha teso la mano con un gesto che suonava come l’offerta della poltrona da vice. Ieri Majorino ha dovuto smentire: «Non mi pongo il problema, io Sala voglio batterlo».
Intanto Sala aspetta ancora per formalizzare la sua candidatura. Questa settimana deve chiudere i conti di Expo. In queste ore prepara la riunione del cda in cui presenterà il preconsuntivo dell’evento. Poi dovrà decidere se chiudere con il suo impegno a fine dicembre o a fine gennaio. Ma fa tutto con calma. Evidentemente non teme di non riuscire a raccogliere le 2500 firme necessarie entro il termine del 12 gennaio.

Fa tutto con calma anche Sel che ora deve scegliere non solo se stare nelle primarie che incoroneranno Sala, ma in caso anche quale candidato sostenere.I vendoliani debbono inventarsi una mossa per ’switchare’ da Majorino a Balzani. Lunedì ci sarà l’assemblea provinciale. Ma c’è da giurare che fino al 12 gennaio la situazione resterà appesa. Per stare nelle primarie Sel deve impegnarsi alla lealtà con chi vince. Balzani ieri lo ha fatto: le candidature debbono essere «unitarie soprattutto il giorno dopo la chiusura delle primarie».

Resta appesa anche la sinistra della sinistra. Mercoledì scorso, il 15 dicembre, centinaia di persone hanno applaudito il segretario Prc Ferrero e il sociologo Marco Revelli, dell’Altra Europa, che benedivano l’ipotesi di una candidatura autonoma naturalmente fuori dalle primarie «per una Milano in comune», formula ricorrente nelle città dove la sinistra si presenta contro il Pd. Prossima tappa, un’assemblea a gennaio. Ma è chiaro che anche quest’area è in ritardo nella ricerca di un nome competitivo.

Il pasticciaccio milanese insomma non si sbroglia per nessuno. Anzi si imbroglia peggio: ieri il consiglio comunale ha proseguito la sua maratona in aula. 24 ore senza interruzione, le opposizioni puntavano a far scadere la delibera sugli scali ferroviari. Ma a dire no ci sono anche 5 della maggioranza: due consiglieri del Prc, il socialista Biscardini, l’ex Idv Grassi e il radicale Marco Cappato. Ieri dal congresso dell’associazione Nessuno tocchi Caino, che si svolge nel carcere di Opera, Cappato non voleva sentire parlare delle prossime elezioni: «Dicono che la cosa più importante sono le proposte, ma sanno parlare solo di nomi. E sulla mancata realizzazione dei referendum per allargare l’area C e riaprire i Navigli non sembrano avere nulla da dire, a parte santificare gli accordi sugli scali ferroviari per favorire la quotazione in borsa di Ferrovie. Contro il voto del consiglio. Di referendum, verde e mobilità sostenibile continueremo a occuparcene noi. Con chi? Con chi ci sta».

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