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Milano, al via le primarie post-Expo. Ma Renzi ancora non dà il via libera

Milano, al via le primarie post-Expo. Ma Renzi ancora non dà il via liberaGiuliano Pisapia

Amministrative Sì di Sel, ma a sinistra è subbuglio. Pisapia: «Abbiamo la carta e i candidati, non vedo dubbi né incertezze, i gazebo ci saranno»

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 3 ottobre 2015

«Dubbi no». Giuliano Pisapia cerca di mettere tutta la sua autorevolezza per rassicurare chi lo interroga: a Milano i gazebo si apriranno il 7 febbraio, la decisione è presa e blindata. Ieri, alla presentazione della Carta dei valori delle primarie milanesi, richiesto per l’ennesima volta sullo stesso tarlo, quasi si è spazientito: «Ma scusate: oggi presentiamo, alla presenza dei segretari dei partiti la data delle primarie e i presupposti per la partecipazione dei candidati. Quindi non vedo dubbi su questo, né perplessità». Ad aiutarlo, e ad aiutarsi, anche i due candidati fin qui ufficialmente lanciati nella corsa, il renziano Emanuele ’Lele’ Fiano e l’ex civatiano PierFrancesco ’Pier’ Majorino fanno finta di non avere dubbi. Il primo: «Le primarie saranno perfette e di successo, come tradizione milanese. Ora si proceda spediti con regole e organizzazione». Il secondo: «Le primarie del centrosinistra si faranno, c’è una data e c’è una carta dei valori cui attenersi. Il percorso è ufficialmente attivato e non si torna indietro».

Tante rassicurazioni, troppe. La verità è che il centrosinistra milanese va avanti con l’organizzazione della macchina dei gazebo fingendo di non sapere che da Roma ancora non c’è il via libera. Matteo Renzi sa che le candidature sono deboli. E che se vuole cominciare a sperimentare ’il partito della nazione’ non può farsi sfuggire l’occasione perfetta delle amministrative meneghine. Ma fin qui i candidati che circolano, quelli ufficiali e quelli ufficiosi, non sono né l’uno né l’altro: non hanno né la certezza di vincere con la tradizionale coalizione di centrosinistra; né il profilo adatto al nuovo partito postdemocratico. Non Fiano – renziano assai poco spumeggiante -, non il ’radical’ Maiorino – Non gli altri nomi che circolano, quelli probabili e quelliche ha già incassato il sostegno di Vendola sin dal primo turno -. impossibili: fra i primi Stefano Boeri, che non ha mai perso la tentazione di riprovarci; non Umberto Ambrosoli, che ha un profilo civico ma anche lui lo stigma della sconfitta alle regionali contro Maroni; men che meno Ferruccio De Bortoli, il cui nome circola a Milano ma a Roma fa solo sorridere, data l’avversità del Nazareno; né Mario Calabresi, il direttore della Stampa, lui invece graditissimo al Nazareno ma per nulla disponibile a immolare l’irresistibile carriera agli incerti di Palazzo Marino.

Perfetto – per Renzi – invece il nome di Giuseppe Sala, il commissario straordinario dell’Expo che non è certo targato a sinistra e a fine ottobre festeggerà un indubbio successo che potrebbe fargli da volano alla corsa di primavera. Questa l’idea di Renzi: calare l’asso Sala a fine anno, sventare le primarie e così sbragare l’alleanza con la sinistra e fare di Milano l’avanguardia del nuovo «giardino renziano»; quello senza papaveri rossi. Il Pd milanese, aggrappandosi a Pisapia – che non si ricandiderà ma ha giurato che ’sarà interno al processo’ – va avanti. Sempre fingendo di non aver sentito l’avvertimento di Renzi all’ultima direzione Renzi: «Le due sconfitte più brucianti, Regione Liguria e Comune di Venezia, vengono da due primarie che hanno visto rompere l’unità del partito. Leggo di primarie più o meno convocabili ma una discussione su questo tema va fatta. Ne discuterà la direzione». Sarà dunque la direzione ad avere l’ultima parola, per quanto riguarda il Pd.

Se la cosa avvenisse avrebbe conseguenze a catena. Sel per ora si tiene stretta a Pisapia e alla coalizione. Non a caso la carta varata ieri ha due ’paletti’: il «successo dell’Expo», e la continuità con l’era Pisapia definita «un solido punto di partenza». Nell’area della cosa rossa Rifondazione, L’Altra europa e Possibile di Pippo Civati sono contrarie all’alleanza con il Pd. Anzi chi parla con l’ex Pd sa che non esclude del tutto l’ipotesi di correre a Milano in prima persona. In mezzo c’è Stefano Fassina, che prima di qualsiasi discorso vuole vedere candidati e programmi. Per Sel l’idea di romper con l’esperienza di Pisapia è lunare: tanto quanto quella di essere costretta a trangugiare la candidatura di Sala, soprattutto se imposta dal Nazareno. Oggi Vendola parteciperà alla kermesse «PeerMilano». Una maratona di due giorni per lanciare le primarie e rilanciare l’alleanza. Facendo finta che a Roma vada tutto bene. Cioè sperando che da lì a fine mese non venga l’ordine di «cambiare verso».

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