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Milano a rischio chiusura. In Sicilia già 5 zone rosse

Milano a rischio chiusura. In Sicilia già 5 zone rosse

Nella giornata di ieri, si sono registrati oltre sedicimila nuovi casi positivi al coronavirus, grazie a 170 mila tamponi effettuati. I decessi sono stati 136 e in terapia intensiva ora sono ricoverate 992 persone, cioè 66 più del giorno precedente.

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 23 ottobre 2020

Nella giornata di ieri, si sono registrati oltre sedicimila nuovi casi positivi al coronavirus, grazie a 170 mila tamponi effettuati. I decessi sono stati 136 e in terapia intensiva ora sono ricoverate 992 persone, cioè 66 più del giorno precedente. «Se confrontiamo i dati di oggi con quelli di sette giorni fa si vede che quasi tutti raddoppiano, ad eccezione dei ricoveri in terapia intensiva, che registrano solo un lieve aumento, e del numero dei tamponi», dice il fisico Giorgio Sestili, che dall’inizio della pandemia monitora quotidianamente l’evoluzione dei dati. «I 16.079 casi registrati oggi – aggiunge Sestili – sono quasi il doppio degli 8.804 del 15 ottobre, nello stesso periodo i morti sono aumentati da 83 a 136 e i ricoverati con sintomi da 326 a 637».

L’Italia è tornata così tra i dieci Paesi al mondo con più casi giornalieri. In Europa, solo Francia, Regno Unito e Spagna ne contano più di noi. La percentuale di tamponi positivi è al 9,4%, ma se si considerano i tamponi effettuati su casi mai testati prima sale al 15%. In Valle d’Aosta oltre un caso testato su 3 è positivo e in Liguria quasi 1 su 4, segnala un rapporto della fondazione Gimbe. Un dato «che certifica il fallimento del sistema di testing & tracing per arginare la diffusione dei contagi», secondo il presidente Nino Cartabellotta. «L’avvicendarsi di Dpcm a cadenza settimanale e la parallela introduzione di ulteriori misure in alcune Regioni – conclude – dimostrano tuttavia che la politica non ha una vera strategia».

La Lombardia conta di nuovo oltre quattromila nuovi casi, ma anche in Piemonte, Campania, Veneto, Lazio e Toscana si contano più di mille casi, con 623 nuovi casi solo nella capitale. La metà dei casi di tutta la Lombardia si registrano a Milano. Francesco Broccolo, dell’università Bicocca di Milano, segnala che nell’80% dei casi positivi si osserva una carica virale elevata. Il calo della carica virale era il dato che aveva fatto parlare di «virus clinicamente morto», o almeno diventato meno virulento, medici come Alberto Zangrillo, Massimo Clementi o Matteo Bassetti. «Una carica virale molto alta è indice di una nuova infezione attiva – spiega il medico – che non persiste da mesi». Il virologo Massimo Galli spiega così la ripresa del contagio nel capoluogo: «Milano ha molta più gente suscettibile a infettarsi e le persone si sono mosse in maniera intensiva d’estate», dice alla Rai. Ma non auspica un nuovo lockdown: «Sarebbe un intervento della disperazione e del fallimento di altre azioni di contenimento. Dobbiamo passare questa triste nottata con l’impegno di tutti quanti». Meno ottimista il direttore generale dell’assessorato al Welfare Marco Trivelli: «Una zona rossa a Milano? Non la escludo», dice.

In Sicilia, di zone rosse ce ne sono già cinque. L’ultima si è aggiunta ieri, nel comune di Torretta, in provincia di Palermo, dove i casi accertati sono settanta. Per decreto del presidente Musumeci, si fermano le attività lavorative e le scuole, mentre rimangono aperti i mercati. Consentiti anche i funerali, con una partecipazione limitata a 15 persone.

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