Quel barcone era un sepolcro per vivi, con i due livelli inferiori adibiti alla «terza classe» dei migranti, quella riservata a chi ha i soldi per imbarcarsi ma non per garantirsi l’aria da respirare e l’acqua, privilegio degli occupanti dell’unico piano alto. Giù, negli inferi, la poca acqua fornita agli assetati veniva miscelata con un po’ di gasolio, in modo da farsi passare la voglia di bere. Giù, dice il procuratore di Catania Giovanni Salvi, prima della partenza le porte sono state sprangate, perché nessuno doveva uscire, perché ogni movimento può mettere a rischio l’equilibrio dell’imbarcazione, che infatti è colata...