Migranti «merce di scambio» tra Roma e La Valletta
Mediterraneo Accordo tra Salvini e Malta sui naufraghi salvati dalla Mediterranea. Ma la ong teme la trappola
Mediterraneo Accordo tra Salvini e Malta sui naufraghi salvati dalla Mediterranea. Ma la ong teme la trappola
Il salvataggio di 54 naufraghi effettuato giovedì dal veliero Alex, della piattaforma italiana Mediterranea, sembrava ieri destinato a concludersi con uno scambio di migranti tra Italia e Malta, come si usa con i prigionieri in tempo di guerra: 55 da La Velletta a Roma, 55 trasbordati a La Valletta. Una follia necessaria affinché il ministro dell’Interno possa continuare a ripetere «porti chiusi». Ma lo stallo è andato avanti tutto il giorno, con il sospetto da parte dei volontari che si stesse consumando una trappola sulla pelle dei migranti. La Alex è arrivata ai confini di Lampedusa ieri mattina alle 4, il decreto predisposto dal Viminale (notificato dalla Gdf all’alba) ne vietava l’ingresso in Italia.
LA SITUAZIONE A BORDO ieri mattina era già al limite: in 75 compreso l’equipaggio su una barca omologata per 18, senza bagni sufficienti per tutti, il ponte esposto al sole, la linea di galleggiamento bassa per il peso, la presenza di persone fragili come bimbi ustionati e donne incinte. Sul tavolo l’offerta dello scambio con La Valletta. Già alle 7 Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea, avvertiva: «Non ci sono le condizioni di sicurezza per arrivare a Malta, l’Alex non è in grado di navigare per oltre cento miglia. È sufficiente che la Guardia costiera maltese o italiana organizzino il trasferimento». Ad assistere i volontari italiani c’erano i catalani dell’Ong Proactiva open arms: «Abbiamo offerto la nostra imbarcazione per accompagnarli a Malta. Malta ci ha risposto che il porto per noi è chiuso per motivi politici. La Spagna tace». La conferma dello scambio è arrivata anche da La Valletta, che poi ha precisato: «Non abbiamo alcuna responsabilità legale nel salvataggio, l’operazione fa parte di un’iniziativa che promuove uno spirito europeo di cooperazione e buona volontà tra Malta e l’Italia».
L’INIZIATIVA ERA PARTITA GIOVEDÌ sera dal premier Joseph Muscat con un sms al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La crisi sembrava risolta ma per tutta la mattinata nessuna vedetta si è messa in viaggio, né da Roma né da La Valletta, nonostante la Marina militare avesse precisato di essere pronta. Nel primo pomeriggio in 13 sono stati trasbordati dalla Guardia costiera a Lampedusa: 4 donne incinte, 4 figli piccoli, 2 papà, 2 accompagnatrici e un bambino di 11 anni non accompagnato. Gli altri, stremati, sul ponte al sole, in attesa, mentre Sciurba avvertiva: «Si rischia l’emergenza sanitaria».
A POMERIGGIO INOLTRATO Alessandro Metz, armatore di Mediterranea, ha postato una foto da bordo: «Eravamo in missione di monitoraggio quando ci siamo trovati ad affrontare il salvataggio. Non siamo attrezzati. Sono passate 3 ore da quando la Difesa ha annunciato di aver messo a disposizione le navi per il trasferimento a Malta. Chi sta intralciando l’operazione?». La risposta è arrivata dal Viminale: «L’Italia è pronta a offrire massima collaborazione per facilitare l’arrivo a Malta. È doveroso che l’Alex accetti di dirigersi a La Valletta per sottoporsi alle normali e doverose verifiche di legge». Verifiche che, in passato, sono terminate sempre con il sequestro della nave per lunghi mesi, a differenza dell’orientamento delle procure siciliane.
IL SALVATAGGIO, UN ATTO DOVUTO per legge, si è trasformato in una partita a scacchi. Da Mediterranea hanno fatto presente che, per motivi di sicurezza, possono viaggiare con massimo 18 persone a bordo e comunque la loro intenzione è rimanere ai confini delle acque maltesi. Il sospetto è che, come per la Sea Watch, si voglia creare una situazione insostenibile per far scattare la trappola: o Malta con il sequestro o forzare i confini italiani così poi il governo potrà accusare i volontari di voler a tutti i costi sbarcare in Italia nonostante l’accordo con La Valletta. Si rischia una nuova notte in mare.
IL TEMPO, TERRIBILE, DELL’ATTESA Salvini l’ha riempito con la propaganda: «Se la nave dei centri sociali non si dirigerà verso Malta è chiaro che sarà l’ennesimo atto di violenza e pirateria». Il leader leghista tira fuori un’altra trovata: «In Tunisia arrivano quotidianamente migliaia di turisti, allora è una scusa quella che non vogliono attraccare a Tunisi». Salvini ce l’ha anche con la Alan Kurdi, la nave dell’Ong tedesca Sea Eye che ieri ha salvato 65 naufraghi e ha rifiutato di riportarli in Libia: «In Italia non arrivano, può scegliere fra la Tunisia e la Germania».
IL GOMMONE È STATO individuato all’alba di ieri: «Le persone a bordo hanno avuto una fortuna incredibile a esser state trovate – ha spiegato Gorden Isler, responsabile della Alan Kurdi -. Gli occupanti non avevano a disposizione telefoni satellitari o Gps. Senza alcuna conoscenza nautica il loro destino era segnato». La portavoce del governo tedesco, Martina Fiez, è intervenuta sul caso: «Il nostro obiettivo è individuare un porto sicuro e di chiarire la questione della redistribuzione». Salvini ha scritto all’omologo tedesco, Horst Seehofer: «L’Italia non intende più essere l’unico hotspot d’Europa. Il luogo di sbarco non potrà essere l’Italia, neppure ai fini di una prima accoglienza, in vista della redistribuzione».
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