Internazionale

Migranti in marcia sulla Knesset

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Israele Sudanesi ed eritrei intendono piantare una tenda davanti al Parlamento per protestare contro la politica del governo Netanyahu sull'immigrazione clandestina

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 17 dicembre 2013

Si sono messi in marcia per Gerusalemme tre giorni fa, incuranti del freddo e della pioggia. Sono 150 migranti sudanesi ed eritrei richiedenti asilo e intendono piantare una tenda davanti alla Knesset per protestare contro gli emendamenti alla legge “anti-infiltrazione” approvate dal governo Netanyahu. E’ lo sviluppo della battaglia che hanno cominciato con lo sciopero della fame nel centro di “raccolta” di Holot (Bersheeva), una prigione mascherata. Le porte sono aperte ma per legge chi vi è “ospitato” non può lavorare ed è a obbligato a presentarsi tre volte al giorno agli amministratori del centro che può contenere fino a 3.300 persone. Terminati i lavori di adeguamento potrà accoglierne fino a 10.000.
«Veniamo da luoghi di guerra, di violenza e non possiamo ritornarci. Non siamo persone cattive e non faremo problemi in Israele», ha spiegato al quotidiano Haaretz uno dei migranti in marcia, Mubarak Alì Mohammed. Parole cadute nel vuoto. In Israele i migranti sono considerati un peso e un pericolo da una fetta consistente della popolazione che perciò appoggia le politiche del governo.
Chi tra i migranti sceglierà di lasciare volontariamente Israele riceverà tra 1.500-3.500 dollari. Chi richiede asilo però non vuole tornare, non può tornare. Il fine del governo Netanyahu, che ha dichiarato guerra agli “infiltrati” africani, sembra essere quello di aggirare la sentenza della Corte Suprema che a settembre si era espressa contro la detenzione per tre anni dei migranti e dei richiedenti asilo (ma non contro il carcere senza processo). I centri per i diritti umani si sono rivolti ancora alla Corte Suprema per bloccare le ultime decisioni del governo. Sino ad oggi i risultati di queste battaglie legali sono stati molto magri.

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