Economia

Migliora la redistribuzione, ma non per i giovani

Migliora la redistribuzione, ma non per i giovani – Eidon

Rapporto Istat Gli 80 euro e la quattordicesima per i pensionati hanno accorciato la forbice tra ricchi e poveri, ma favorendo soprattutto gli anziani. Per il Pd è un successo delle politiche renziane, critiche da Cinquestelle, Cgil e Codacons

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 22 giugno 2017

Maggioranza e opposizione litigano sui dati diffusi ieri dall’Istat. Secondo il Rapporto sulla Redistribuzione del reddito in Italia «le principali politiche redistributive del periodo 2014-2016 (bonus di 80 euro, aumento della quattordicesima per i pensionati e sostegno di inclusione attiva), hanno aumentato l’equità della distribuzione dei redditi disponibili nel 2016 e ridotto il rischio di povertà (dal 19,2 al 18,4%)». Dati che il governo e il Pd hanno naturalmente citato per sostenere la bontà delle politiche di Renzi, ma che non hanno evitato la lettura negativa dei Cinquestelle: secondo il partito guidato da Beppe Grillo, infatti, «sono aumentate le disuguaglianze tra i giovani».

Ma vediamo meglio, intanto cosa dice il rapporto: «nel 2016 – si spiega – sulla base delle stime del modello di microsimulazione dell’Istat l’intervento pubblico, realizzato attraverso l’imposizione fiscale e contributiva ed i trasferimenti monetari, ha determinato una riduzione della diseguaglianza di 15,1 punti percentuali dell’indice di Gini: da un valore di 45,2 punti misurato sul reddito primario a uno di 30,1 in termini di reddito disponibile. Le pensioni e gli altri trasferimenti pubblici hanno avuto un impatto redistributivo di 10,8 punti, maggiore rispetto a quello determinato dal prelievo di contributi sociali e imposte (4,3 punti)». Un impatto positivo, dunque, sia dagli 80 euro che dalle quattordicesime ai pensionati.

Ma sono le pensioni di invalidità, vecchiaia e superstiti a costituire la maggior parte dei trasferimenti monetari pubblici alle famiglie e dunque la principale misura redistributiva: l’analisi delle stime del rischio di povertà per le diverse classi di età mostra una evidente funzione di sostegno delle pensioni per gli over 65.

Più penalizzati risultano inevitabilmente le fasce più giovani: il sistema di tasse e benefici, associato a bassi livelli di reddito familiare, determina per le fasce più giovani della popolazione un aumento del rischio di povertà, spiega infatti il rapporto. Dopo i trasferimenti e il prelievo il rischio di povertà aumenta dal 19,7 al 25,3% per i giovani nella fascia dai 15 ai 24 anni di età e dal 17,9 al 20,2% per quelli dai 25 ai 34 anni . Le tipologie familiari che il sistema di welfare tutela meno dal rischio di povertà sono i giovani che vivono da soli o in coppia senza figli e, inoltre, i monogenitori e le coppie con figli minori, dice l’Istat.

Della quattordicesima, insomma, se ne avvantaggiano le fasce più povere, mentre gli 80 euro rispettano meno il principio della progressività e privilegiano cittadini della fascia media. Tuttavia è il bonus a imprimere «il maggiore impatto redistributivo», chiarisce l’ istituto di statistica.

Resta critico il Codacons, mentre per l’Unc siamo comunque tra «i peggiori in Europa». Secondo la leader della Cgil, Susanna Camusso, parlare di riduzione delle iniquità è solo «propaganda». Il M5S lamenta come alcune categorie, i giovani, siano state «abbandonate». Il governo difende il suo operato, con la sottosegretaria Maria Elena Boschi, che sottolinea: «Possono continuare a dirci di tutto, ma noi andiamo avanti nel nostro lavoro perché i risultati arrivano».

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