Migliaia a protestare: «Tutti contro Orbán»
Ungheria Al primo punto della protesta la legge schiavista che aumenta le ore di straordinario
Ungheria Al primo punto della protesta la legge schiavista che aumenta le ore di straordinario
Come promesso sono scesi in piazza in diverse migliaia. È stato l’esordio dei manifestanti ungheresi in questo primissimo scorcio di 2019. Un ritorno a chiusura della pausa natalizia avvenuta dopo settimane di dimostrazioni contro il sistema di Viktor Orbán.
LA PROTESTA SI CONCENTRA sulla legge che aumenta le ore annuali di straordinario, ma vengono condannate anche quella che istituiscono i tribunali speciali e le manovre compiute dal governo che, secondo i manifestanti, intende controllare sempre di più anche il mondo accademico.
Questi sono gli spunti più attuali di una protesta che è la spia del pesante malcontento esistente fra strati considerevoli della popolazione ungherese. Un malcontento cui è stata data voce più volte in questi lunghi anni di governo del Fidesz, al potere dal 2010, e che oggi vede le bandiere di Jobbik nei cortei in cui è preponderante la presenza di partiti e sostenitori liberali e di centro-sinistra. I dimostranti rumoreggiano per le vie della capitale e scandiscono il loro «Orbán vattene via», non mancano poi i già noti giochi di parole del tipo «victatura» e i cartelli e striscioni che condannano la politica del premier.
I SINDACATI SOTTOLINEANO la valenza padronale del governo in ambito lavorativo, espressa dapprima nel Codice del Lavoro entrato in vigore nel 2012 e confermata dalla legge sugli straordinari. Tali organizzazioni denunciano la logica ricattatoria di tale disposizione che solo formalmente lascia i lavoratori liberi di accettare o meno di fare straordinari. Per l’esecutivo, invece, si tratta di una norma positiva non solo per le aziende che lamentano una carenza di manodopera qualificata, ma anche per i lavoratori dipendenti che avranno modo di guadagnare di più.
I sindacati però affermano che i soldi a pagamento di questi straordinari arriveranno chissà quando. Al di là degli aspetti specifici si può dire che chi oggi scende in piazza in Ungheria rappresenti quella parte di paese stanca di una politica discriminatoria che privilegia gli amici del governo, che alimenta l’ostilità nei confronti di chi è diverso e incentiva paure e tensioni.
I MANIFESTANTI ESPRIMONO l’esasperazione dovuta ai continui appelli alla difesa della patria dai suoi nemici esterni come Soros, i migranti e la tecnocrazia di Bruxelles, e dai loro agenti in patria. La stanchezza a fronte di tutto ciò è un dato di fatto, resta il problema dell’alternativa perché è vero che l’opposizione partitica partecipa alla protesta ma non ha un programma con cui disegnare un futuro diverso per il paese.
Oggi come oggi è presente in piazza all’insegna di un «tutti contro Orbán», bisogna però vedere se saprà trarre vantaggio da questa situazione di fermento. Va inoltre considerato il fatto che non sono certo pochi quelli che continuano a credere in questo governo. Di fronte ai manifestanti c’è un sistema di potere che non resterà inerte di fronte a queste iniziative e che appare risoluto ad andare avanti per la sua strada.
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