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Midge Ure, stella mancata del pop anni ottanta

Midge Ure, stella mancata del pop anni ottantaMidge Ure

Note sparse "Soundtrack 1978-2009" offre una panoramica della sua carriera attraverso una serie di single version distribuite su 2 cd, mentre un dvd offre una selezione di video e esibizioni dal vivo

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 30 gennaio 2020

Sorprende che un artista così esiziale per la costruzione dell’estetica pop anni ’80 e poi per la sua evoluzione culturale, non sia diventato una superstar come U2, Sting o Simple Minds. Eppure quello di Midge Ure sarebbe un nome da ricordare più di tantissimi altri.

LO SCOZZESE Ure muove i primi passi nei ’70 con gli Slik. A Londra si unisce ai Rich Kids, il nuovo gruppo pop-punk di Glen Matlock. Ure è un eccellente chitarrista che finirà di lì a poco addirittura in tour con i Thin Lizzy, ma anche un appassionato dei nuovi suoni elettronici. E’ habitué della scena del Blitz, il locale del raffinato Steve Strange, dove viene esaltata l’estetica androgina Bowiana, la nuova elettronica e la connessione tra musica e moda. Strange diventa frontman dei Visage, formati da Ure, dal sodale Rusty Egan e da vari assi della new wave come John McGeoch, Dave Formula e Billy Currie. Ma è Ure il produttore e il principale sogwriter, oltre a suonare chitarra e synth. E’ lui inoltre a cantare la strofa dell’algida Fade To Grey, poiché il registro vocale di Strange non raggiunge note così alte. I Visage compiono un’operazione epocale indirizzando il loro synthpop verso atmosfere surreali, romantiche e ambigue. Contemporaneamente Ure sostituisce il cantante John Foxx negli Ultravox, grazie al sodalizio con Currie, L’opera che i nuovi Ultravox partoriscono, Vienna (’80), è un disco che riprende gli elementi più romantici del periodo di Foxx e li fonde con qualcosa di particolarmente epico e solenne. Si tratta di un synthpop suonato anche con strumenti rock (oltre al piano e gli archi di Currie), che genera un modello estetico sonoro, ma anche culturale, chiaroscurale e mitteleuropeo. Nonostante l’apparente pesantezza, l’album possiede un equilibrio quasi neoclassico. Lo porta al successo l’aristocratico nonsense della title-track che, uscita come singolo, scala le chart parallelamente a Fade To Grey. Per Ure è una vetta che non riuscirà mai più a superare. I seguenti 3 album del gruppo sono (talora superbe) variazioni su questo tema. E’ un fallimento artistico invece U-Vox (’86), un coacervo di canzoni pop senza senso né unitarietà. Ure abbandona gli Ultravox, cui si riunirà solo nel 2012 per un disco alquanto prevedibile, ma che regalerà ai fan, anche italiani, un magnifico tour di addio

VERSO la fine dell’84 è lui che compone, dietro sollecitazione dell’amico Bob Geldof, la musica di Do They Know It’s Christmas?, contribuendo così a dar luogo al progetto di beneficenza “Band Aid”, cui seguirà quello del “Live Aid”. Ma per quanto co-organizzatore di entrambi. lo scozzese sarà via via messo in ombra da Geldof e gli sarà negata la ribalta che meritava.

LA CARRIERA solista di Ure. dopo il buon riscontro del più che discreto The Gift dell’85, a partire dall’abbandono degli Ultravox si impantanerà senza trovare una vera direzione. I suoi destini artistici saranno parzialmente risollevati dal tardivo successo, nel ’98, del singolo Breathe, dall’album omonimo. Ma in definitiva Ure resterà un musicista con scarsa visibilità rispetto alla sua importanza, quasi sconosciuto alle nuove generazioni, Rilasciata dalla Chrysalis, l’antologia celebrativa Soundtrack 1978-2009 offre una panoramica della sua carriera attraverso una serie di single version distribuite su 2 cd, mentre un dvd offre una selezione di video e esibizioni dal vivo con un commento dello stesso Ure, oltre a 3 documentari.

 

 

 

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