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Michigan, l’assaggio di guerra civile dell’ultradestra Usa

Michigan, l’assaggio di guerra civile dell’ultradestra UsaMichigan State Capitol, aprile 2020: manifestazione contro la governatrice Whitmer – Ap

American Psycho Il piano per rapire la governatrice dem è un esempio dei metodi della galassia suprematista pronta a entrare in azione per Trump

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 10 ottobre 2020

«Prendiamo la fottuta governatrice. Prendiamo la puttana. Perché adesso lo facciamo, amico. Siamo pronti».

È la voce di Adam Fox, miliziano bianco a capo di un gruppo dal nome comico, i Wolverine Watchmen, e invece da mesi aveva un serio progetto per sequestrare la governatrice democratica del Michigan, Gretchen Whitmer.

RAPIRLA, PROCESSARLA, probabilmente ucciderla, mentre un gruppo fratello avrebbe assaltato il parlamento dello stato e preso ostaggi, avviando una rivolta civile. A tre settimane dalle elezioni. Mister Fox è stato messo su nastro da un infiltrato del Fbi, e l’altro giorno è scattata la retata: 13 arresti, 6 miliziani e gli altri fiancheggiatori, un articolato piano per far saltare in aria un ponte e distrarre la polizia, un taser per stordire la governatrice con scariche elettriche, un covo sotterraneo nascosto da un tappeto per riunirsi prima e custodire l’ostaggio poi, esercitazioni, sopralluoghi, armi ed esplosivi… Insomma l’assortimento del terrore.

La governatrice Whitmer era colpevole di aver deciso un parziale lockdown anti-covid lo scorso aprile. Un liberticidio secondo i molti patrioti armati fino ai denti che ingrassano la base del trumpismo – e che Donald Trump copre politicamente con raffiche di tweet.

Qualcuno temeva la guerra civile, se il presidente rifiuterà la sconfitta verso cui marcia spedito (ma non è mai detto) e cercherà di strappare la vittoria a un tribunale amico come la Corte suprema. Allarmismo? Ecco, quello in Michigan è un assaggio. Una prova investigativa di quanto sia seria la situazione, e di quanto sia violenta. Si potrebbe chiamarlo «indice AR-15».

Non è un parametro economico. È un fucile d’assalto. La copia semi-automatica del M-16 in dotazione alle forze armate americane (il kit per trasformare uno schioppo in un mitragliatore si vende in tutte le migliori armerie).

NEL 1994 SCATTÒ IL DIVIETO federale a possedere fucili automatici, e gli AR-15 prodotti crollarono a 70mila. Nel 2003 il divieto finì, e gli AR-15 erano 380mila. Nel 2008, all’elezione di Obama, erano 633mila.

Alla fine del regno di Obama balzarono al picco massimo e non ne sono più scesi: 2,3 milioni di AR-15 l’anno è l’ultima stima del 2016, al decollo del trumpismo.
È il fucile d’assalto in mano al ragazzino di 17 anni che uccise due persone durante una manifestazione di Black Lives Matter lo scorso agosto. Un assassino di 17 anni con un mitra, circondato di militia man, complimentato dalla polizia («we really appreciate») prima di sparare e poi squagliarsela.

Kyle Rittenhouse ha solo 17 anni. Per ogni singolo giorno della sua vita, il suo paese è stato in guerra – al terrore, alla droga e tutte le altre prodotte dal generoso bellicismo americano. La polizia intorno a lui è stata militarizzata ogni giorno di più e autorizzata a irrompere, sparare, uccidere. E da quando il ragazzino Kyle ha finito le medie, il presidente del suo paese inneggia ai «patrioti» delle milizie bianche.

UNA CONFUSA ULTRADESTRA di blue collar con un arsenale nel garage e la baita blindata sui monti, in cui l’esplosivo è nascosto accanto all’alambicco.
Un’ultradestra lurida che confina con l’ultradestra di giacche e cravatte turbo-capitaliste e di famiglie bianche fanaticamente religiose. «LIBERATE IL MICHIGAN», twittò Trump a tutte maiuscole in aprile, quando migliaia di manifestanti assediarono il parlamento dello stato per protestare contro la serrata anti-virus della governatrice Whitmer. Molti erano armati. Di AR-15.

Quest’anno, chi è nato all’inizio della war on terror vota per la prima volta.

Poche ore dopo la retata Trump già accusava miss Whitmer di essere«orribile» e di accusarlo di simpatie per i suprematisti mentre Joe Biden «non dice una parola contro Antifa, gli anarchici, i saccheggiatori».

È IL FASCISMO INTRINSECO del trumpismo: la calcolata confusione tra disordine e ingiustizia e la persecuzione del primo mentre essi stessi incrudeliscono la seconda. Messo in mano ai militia men, questo impianto ideologico produce violenza contro ogni nemico – neri, gay, islamici, ogni progressista anche mite come la governatrice Whitmer.

Le milizie sono la versione off-line dei complottisti psicopatici come QAnon, sigla che ha invaso i social media convincendo quantità di sprovveduti che Joe Biden è il capo di un complotto mondiale di pedofili – i social media li hanno recentemente spenti. Meno di un mese fa il direttore del Fbi Christopher Wray confessò al Comitato per la sicurezza interna della Camera, in audizione pubblica, che la più grave minaccia per gli Usa in questo momento è «l’estremismo razziale violento».

SONO STATE CENSITE almeno 276 milizie bianche, e stime ormai piuttosto datate parlano di 60mila membri sparsi in tutto il paese ma particolarmente in Arizona, Michigan, Missouri, Ohio («io li odio i nazisti dell’Illinois», ma in Illinois non ce n’è più).

Hanno registrato un’impennata nel numero con Obama e nei consensi con Trump. Quelle nazionali più note? I Three Percenters, dal numero dei coloni che si dice presero le armi contro l’Inghilterra. Gli Oath Keepers, tutti ex poliziotti che giurano di «difendere la costituzione contro tutti i nemici interni ed esterni».

I COSTITUTIONAL SHERIFFS, polizia locale che considera il potere federale un subordinato. Ce n’è anche una nera, la Not fucking around coalition, «quelli che fanno sul serio»: per ora sono apparsi, armati e disciplinati, a margine di qualche manifestazione di Black Lives Matter. Ma centinaia sono i gruppi paramilitari regionali che copiano l’attrezzatura e i vestiti dell’esercito, e si distinguono solo perché molti hanno la panza. La situazione è talmente bellicosa che il mese scorso Trump junior ha lanciato un appello online per «un’armata di americani» che controlli la legittimità del voto.

E LA SETTIMANA SCORSA tutti i grandi social media – Twitter, Facebook, Whatsapp – hanno deciso, in vario modo, di cancellare ogni e qualsiasi post «elettorale» che contenga riferimenti bellici e parole come armata, rivolta, sparare eccetera. Dopo che nel 1995 Tim McVeigh fece saltare in aria un edificio federale facendo strage con un furgone di concime chimico, nessuno può permettersi di ridere delle milizie. Ma nessuno ha il diritto di aizzarle.

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