Michelin, presidio e sciopero: «Fossano non deve morire»
A rischio 470 posti Annunciato lo stop al sito entro il 2016. Landini: «Con la mobilitazione di tutto il gruppo possiamo farcela»
A rischio 470 posti Annunciato lo stop al sito entro il 2016. Landini: «Con la mobilitazione di tutto il gruppo possiamo farcela»
Sono finiti i tempi in cui si diceva che entrare in Michelin era una sicurezza. A Fossano, in provincia di Cuneo, lo hanno scoperto in una mattina di inizio novembre, quando la multinazionale francese ha annunciato il taglio di 578 posti di lavoro in Italia entro il 2017, nell’ambito del piano strategico 2016-2020. Solo a Fossano 470. Quasi un fulmine a ciel sereno, in questo angolo produttivo di un Piemonte in costante crisi.
Ieri, i lavoratori hanno bloccato per alcune ore il traffico sulla statale 28. Michelin parla di una flessione dei volumi del 45%, che si traduce in una «situazione di cronica non saturazione degli impianti», così giustifica lo stop del sito previsto entro la fine del 2016. Ma le tute blu non ci stanno a una parola «fine» catapultata il 3 novembre senza la minima interlocuzione. «Fossano non deve morire» ripetono negli interventi e scrivono sugli striscioni. «Vogliamo poter lavorare e dare un futuro ai nostri figli». Al presidio anche il segretario generale Fiom Maurizio Landini, che davanti ai cancelli della fabbrica, ha dichiarato: «È una decisione inaccettabile. Vogliamo aprire con l’azienda una discussione sul piano industriale, finora non c’è stata. Non siamo disponibili ad accompagnare processi di chiusura di stabilimenti e licenziamenti. Se lo scordino».
Il segretario della Fiom ha spiegato: «Finora ci sono stati solo annunci. È necessario che il gruppo Michelin si renda disponibile a fare una discussione vera su come gli investimenti e il processo di riorganizzazione possano ottenere due risultati: salvaguardare tutto il ciclo produttivo nel Paese ed evitare licenziamenti». Landini ha aggiunto che nello stabilimento cuneese «si fanno produzioni importanti, non si capisce perché si debba delocalizzare». I lavoratori reclamano un intervento da Roma. «Il governo – ha sottolineato Landini – dovrebbe agire senza che qualcuno glielo chieda». Una multinazionale difficilmente cambia idea «ma con la lotta possiamo farcela». Per il leader Fiom, «le forze politiche devono sostenere le rivendicazioni dei lavoratori, non limitarsi alla solidarietà». E ancora: «Hanno i soldi, li spendano per mantenere la produzione in Italia. Deve essere una lotta di tutte le Michelin. Nessuno ha la bacchetta magica, serve la mobilitazione di tutto il gruppo, l’unità dei lavoratori».
Con i lavoratori è arrivato anche il sindaco di Fossano Davide Sordella, il primo a lanciare l’allarme via Fb. E a esprimere solidarietà è giunta una delegazione dell’Alstom, multinazionale francese che produce treni e che nello stabilimento di Savigliano, non molto distante da quello Michelin, ha 1.200 addetti. I lavoratori riuniti in assemblea stanno decidendo come proseguire la lotta: già in agenda altre 8 ore di sciopero.
Cesare Damiano, presidente della commissione lavoro della Camera, ha dichiarato: «La disponibilità a un confronto con i sindacati deve concretizzarsi al più presto». Per Paolo Ferrero, segretario Prc, il governo deve intervenire subito e «l’intero ciclo produttivo deve restare in Italia». In serata, è arrivata la convocazione dell’azienda per lunedì 16 all’Unione Industriale di Torino. Gli altri esuberi in Italia – decisi nella riorganizzazione delle filiali Michelin, che riguarda anche Gb e Germania – sono ad Alessandria (30 posti), Torino (120) e Tribano (28). Manifestazioni sono state organizzate anche a Alessandria e Torino.
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