Visitare la dimenticanza, nella sua stoffa umbratile e usurata, consiste nel sondare territori che al silenzio preferiscono il livido colore delle parole. È un lessico che si connette a energie sottili dell’esistente quello che Savina Dolores Massa utilizza nel suo ultimo romanzo A un garofano fuggito fu dato il mio nome (Il Maestrale, pp. 229, euro 16). Già nella poetica del titolo, la scrittrice sarda conferma la confidenza da sempre avuta con l’esperienza dell’umana e comune fragilità. La dimenticanza, intesa come narrazione della discontinuità – ma anche come atto del dimenticare che è l’incedere afasico di chi claudica accanto al...