Visioni

Michael Snow, folgorazione di immagini e di suoni tra New York e Montréal

Michael Snow, folgorazione di immagini e di suoni tra New York e Montréal« Four Grey Panels and Four Figures» opera esposta al Montreal Museum of Fine Arts – foto Brian Merrett

Maestri L'artista canadese morto ieri a 94 anni. La personale di Pesaro, l'incontro nella città della grande mela

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 7 gennaio 2023

Un altro grande se ne è andato, a 94 anni, stavolta sul fronte dell’underground (ma Godard e Straub non sono poi così lontani da una tale tendenza). Nel 1972 ero andato per conto della Mostra di Pesaro a cercare film sperimentali a Montréal, a New York e a Los Angeles. Per quelli sperimentali avevo fatto una deviazione a Toronto dove c’era la Canadian Film-makers’ Coop, nascosta però in un palazzone che il Comune aveva messo a disposizione degli «alternatIvi» di tutti i tipi (tanto per poterli tenere sotto controllo se non addirittura per «ghettizzarli»), piena a ognuno dei numerosi piani di negozietti, associazioni e altro.

Era passato dalla pellicola al video, nel 2002 presentò «Corpus Callosum» a Berlino

La coop mi aveva messo a disposizione una stanza. Tra i film che mi hanno proposto di vedere c’era La région centrale (1971) di Michael Snow (canadese), di cui già conoscevo Wavelength (1967) e Back and Forth (1969). Dato che era molto lungo (3 ore) potevo sceglierne un estratto. Ma no, volevo vederlo per intero. Mi hanno quindi dato un proiettore 16mm e le pizze. Me lo sono proiettato la sera stessa, fino a notte inoltrata. Una folgorazione.

A NEW YORK ho volute incontrarlo. Credo di avere avuto i suoi contatti alla galleria Castelli (Snow nasce come jazzista, quindi artista di vario genere: famosissima la sua Walking Woman). Gentilissimo e simpatico, mi ha proiettato altri suoi film.

Mi sono convinto allora di non fare a Pesaro una scelta di vari film sperimentali ma solo una sua personale. Abbiamo fatto una intervista pubblicata nell’opuscolo dedicatogli (a cura di anonimo, come amava imporre Lino Miccichè). Lui è venuto, ha riscosso enorme successo e, per quanto mi riguarda, ci siamo divertiti moltissimo en privé.

Lo considero uno dei maggiori autori, non solo nel campo dell’underground (dove è stato classificato nel sottogenere «concettuale»). Ho visto nel tempo altri suoi film, dall’ostico e lunghissimo (4 ore e 15’) Rameau’s Nephew by Diderot (Thanx to Dennis Young) by Wilma Schoen (1974) all’originalissimo So Is This (1982) fino all’ultimo, Cityscape (2019).

ERA PASSATO dalla pellicola al video, e nel 2002 al Festival di Berlino ho visto Corpus Callosum, dove manipolava le immagini da par suo. Stava nel mio stesso albergo. A colazione l’ho avvicinato. Mi ha guardato come a dire: «Chi sarà mai costui?». Dubito che mi abbia riconosciuto.

Poco male (e tanto bene)…

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