Visioni

Mezzosangue in viaggio alle radici del rap

Mezzosangue in viaggio alle radici del rapMezzosangue

Note sparse «Tree - Roots & Crown» un doppio album composto da nove tracce per il ritorno dell’artista capitolino. Rime mature e un sound con ripetuti richiami alla vecchia scuola di Beastie Boys e Cypress Hill

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 25 aprile 2018

Un lavoro meticoloso, che è costato a Mezzosangue tre anni di fatiche, oltre ad un ritardo di sei mesi rispetto al primo annuncio d’uscita. La scelta di rimanere indipendente e autoprodotto uscendo con la sua propria etichetta è notevole, e mostra la forza d’animo ed il coraggio dell’artista. Poteva inseguire i venti del rap-business e invece il seguito di Soul of Supertramp è un esempio di continuità con il recente passato ma con la potenza dello studio e della ricerca. Come un albero fatto di «radici, tronco e chioma» nasce dal cemento di Roma il terzo lavoro del rapper capitolino Mezzosangue. «Ho inteso la chioma – ha spiegato in alcune recenti interviste – come tutto quello che libera la mente: l’arte, l’elevatezza artistica e mentale. Le radici invece sono la parte nascosta ma più importante, quella che tiene in piedi l’albero, che gli permette di vivere e di non temere la forza del vento».
Tree – Roots&Crown è un doppio album, nove tracce per disco. Rime mature e profonde che partono dall’io dell’artista e si spingono alla critica della società. Mezzosangue, nonostante la giovane età, ricorda i rapper della gloriosa stagione della seconda metà degli anni ’90 più che i coetanei. In primis per le sonorità, tanto che il secondo dei due dischi è suonato da una band intera, come è capitato facessero Public Enemy, Beastie Boys e Cypress hill. Il primo invece è puro rap con basi, sampler sintetizzatori, qualche batteria elettronica e molto scratch.

In Roots Luca Ferrazzi – il vero nome di Mezzosangue, classe 1991, si concentra su se stesso sulla sua vita d’artista e sulle sue emozioni, così nella prima traccia io sono Mezzosangue recita: «Chiuso nelle mie prigioni come Pellico, Zion, apri i tuoi cancelli o te li spacco col mortaio. Qua ognuno ha le sue celle, la sua prigione mentale ma sta vita è l’enigmista: t’ha chiuso in testa la chiave.»

Nel secondo disco si aggiungono strumenti e ospiti, i violini di Nicola Manzan (Bologna Violenta) e Andrea Ruggiero assieme alla batteria di Luca Martelli aprono le sonorità e danno un colore inaspettato ad un disco rap, così anche le tematiche. Ma è in Io e Te che la poetica si eleva: «Ciao fratè, ci siamo persi da un bel pezzo ma non so il perché. Dicono tutti che hai spaccato, che hai lasciato il segno, dicono adesso sei uno in gamba, sei quello più sveglio, io non te l’ho detto mai, ma so da sempre quanto vali».. Una raccolta godibile anche per chi non è fanatico del rap proprio per la cura meticolosa che l’autore mette nell’intero progetto, come dimostrano anche le sette date – tutte sold out – degli show case di presentazione del disco, in attesa della vera tournée.

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