Messico, il «regalo» di Nieto ai paramilitari
Messico Il presidente ha usato minacce per estorcere terreni ai proprietari. 210 famiglie resistono
Messico Il presidente ha usato minacce per estorcere terreni ai proprietari. 210 famiglie resistono
In Messico è già arrivato il Natale. Il 21 luglio il governo di Peña Nieto ha regalato all’organizzazione Antorcha Campesina 450 ettari di terreni in una zona al nord della capitale, conosciuta come Los Tlateles, nel comune di Chimalhuacán.
Lo ha fatto con un decreto firmato dall’oggi al domani. Antorcha Campesina è un gruppo politico paramilitare legato al partito del presidente Peña Nieto (Pri). Dal 2000 governa il comune di Chimalhuacán, uno dei più popolosi dello stato del Messico, che con oltre 400mila aventi diritto al voto è fondamentale per ogni elezione politica. I terreni sorgono a ridosso dell’aeroporto della capitale e sono stati inclusi nel progetto del Naicm, la nuova infrastruttura promessa in campagna elettorale. «Noi siamo d’accordo con l’allargamento dell’aeroporto, ma il governo ci deve pagare per avere i nostri terreni» dice Juan Loreto Gonzalez Arrieta, rappresentante dei proprietari dei terreni offerti dal governo.
Pare che il governo abbia fatto i conti senza l’oste: «Nel 1862 il presidente Benito Juárez affidò i terreni circostanti al lago Texcoco a 18.000 famiglie di Chimalhuacán – continua Arrieta – Nel 1920 furono firmati regolari contratti di compravendita tra lo stato e i cittadini proprietari, mentre nel 1936 il presidente Cárdenas firmò un decreto ambiguo con cui annullava i contratti pregressi e li confermava per coloro che dimostrassero di usarli per attività agricole, ossia tutti». Fino al 2014 in questi terreni si coltivavano rosmarino, spinaci e mais.
Inoltre si estraeva il Tequesquite, un pregiato sale minerale naturale. «L’incubo comincia quando la segreteria del governo recapita a oltre 450 famiglie un’offerta di 10-65 pesos messicani (0,50-3 euro) per ogni metro quadro in cambio del riconoscimento scritto di non essere i legittimi proprietari dei terreni» continua l’ex deputato Tomás Cruz Martínez, che segue a tempo pieno le sorti dei proprietari de Los Tlateles. Secondo il governo, è valido il primo paragrafo del decreto del 1936 che annulla i contratti di compravendita dei terreni. Però per quasi 80 anni ha considerato queste famiglie legittimi proprietari dei terreni per il pagamento delle imposte. In molti hanno firmato, cedendo anche tutta la documentazione e i contratti in possesso. «Molti compagni hanno ceduto perché siamo stati minacciati. Ci è stato detto che se non avessimo firmato sarebbero intervenuti polizia ed esercito» spiega Juan Loreto Gonzalez Arrieta.
A oggi 210 famiglie fanno parte del collettivo di chi non ha firmato quella che è a tutti gli effetti un’estorsione da parte dello Stato e che rivuole le proprie terre. «Attualmente sono 22 i ricorsi pendenti che abbiamo presentato presso l’autorità giudiziaria. Due perizie della procura hanno già espresso che l’indennizzo d’esproprio giusto in base al valore di mercato sarebbe di 754 pesos/m² (36 euro) o di 1517 pesos/m² (73 euro) in base alla destinazione d’uso…ossia molto di più dei 10-65 pesos offertoci dal governo». Inoltre l’Inai, Istituto Nazionale di Trasparenza,
Accesso all’informazione e Protezione dei Dati Personali, ha condannato il governo per aver obbligato i firmatari della rinuncia alla proprietà a consegnare la documentazione in possesso. Da settembre 2014 a luglio 2016 la battaglia legale ha congelato la situazione. Il 21 luglio la svolta: il governo ha ceduto con un decreto un’area non meglio precisata di 200 ettari nel comune di Chimalhuacán ad Antorcha Campesina per la realizzazione di un polo industriale e dell’impianto idraulico dell’aeroporto. I militanti di Antorcha Campesina hanno occupato i terreni de Los Tlateles e da allora li controllano grazie alla complicità della polizia locale.
Il 22 luglio la giunta comunale ha fatto pubblicare un annuncio su La Prensa in cui accusa e minaccia Juan Loreto Gonzalez Arrieta e le famiglie de Los Tlateles. Un fatto che non è nuovo per la giunta guidata da Rosalba Pineda Ramírez, che dal 2012 ha fatto diventare Chimalhuacán un feudo di Antorcha Campesina, una città amministrata con metodi criminali ed una delle capitali del femminicidio in Messico. Varie fonti che preferiscono restare anonime hanno dichiarato di aver ricevuto 1.500 pesos (75 euro) per votare Rosalba Pineda Ramírez ed il Pri nel 2012. «Come può il governo sostituirsi all’autorità giudiziaria? Perché la procura non interviene per chiedere lo sgombero di quella che è a tutti gli effetti un’occupazione abusiva di proprietà privata da parte di un gruppo paramilitare?» si domanda Tomás Cruz Martinez.
Siete ottimisti? Avete ancora fiducia nella giustizia? «Si, assolutamente! Andiamo avanti finché saranno riconosciuti i nostri diritti e allora saremo ben lieti di vendere i nostri terreni a un prezzo equo» dice Juan Gonzalez. «Anche in Europa si deve conoscere la nostra battaglia» dice Tomás Martinez, mentre un aereo che si prepara all’atterraggio ci passa sulla testa. Come apparirà dal finestrino la situazione delle famiglie di Los Tlateles?
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