Messico, identificati i resti di un altro studente scomparso
Massacro di Iguala L’indagine sui 43 «desaparecidos»
Massacro di Iguala L’indagine sui 43 «desaparecidos»
Identificati i resti di un altro studente messicano: uno dei 43 normalistas scomparsi il 26 settembre del 2014 a Iguala, nello stato del Guerrero. Si tratta di Jhosivani Guerrero de la Cruz, di vent’anni. Insieme ad altri allievi delle combattive scuole rurali messicane, stava raccogliendo fondi per una manifestazione, dopo aver «preso in prestito» alcuni autobus – una modalità usata di solito nelle mobilitazioni. In quel frangente, i ragazzi sono però stati attaccati dalla polizia locale e dai narcotrafficanti, che hanno provocato morti e feriti e 43 desaparecidos. Secondo l’inchiesta ufficiale, la polizia ha consegnato gli studenti ai narcos dei Guerreros Unidos, che li avrebbero uccisi e bruciati nella discarica di Cocula.
I resti carbonizzati, rinvenuti in un sacco nero in quella discarica sono stati inviati a un laboratorio in Austria per la verifica del Dna. Mesi fa, è arrivata una prima conferma, relativa all’identità del ventunenne Alexander Mora Venancio. E ora questa seconda identificazione. Il governo getta così sul piatto delle annunciate mobilitazioni un altro suo frammento di “verità”. Una versione che stride con le conclusioni del rapporto di un gruppo di esperti della Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh). Secondo l’indagine alternativa, risulta «scientificamente impossibile» che i corpi dei 43 scomparsi siano stati bruciati in quella discarica. Dunque, da dove è stato preso il sacco con i resti? Movimenti e famigliari hanno fin da subito accusato i militari nelle cui caserme si continua a torturare impunemente e nelle quali vi sarebbero forni crematori per incenerire i corpi. Anche la Cidh ha chiesto di poter indagare nelle caserme, ma non ha ottenuto il permesso. Il rapporto degli esperti ha anche avanzato l’ipotesi – suffragata da forti indizi – che gli studenti avessero preso inconsapevolmente un autobus carico di droga e di denaro.
I famigliari degli scomparsi hanno annunciato uno sciopero della fame per la prossima settimana, hanno chiesto un incontro con il presidente Enrique Peña Nieto e vorrebbero che la commissione di esperti potesse continuare a indagare. Di fronte all’evidenza e alle cifre che indicano il fallimento delle sue politiche sulla sicurezza, ispirate dagli Usa, Nieto ha assicurato che garantirà il proseguo dell’inchiesta Cidh e anzi la riapertura delle indagini giudiziarie.
Secondo cifre ufficiali, dal 2006 sono scomparse almeno 25.000 persone, in maggior numero durante la presidenza Nieto. Durante le ricerche degli studenti, prevalentemente portate avanti dalle milizie popolari, sono state scoperte numerose fosse comuni. Nel solo stato di Mexico – uno dei più pericolosi del paese – , tra il 2011 e il 2012 sono scomparse 1.238 donne, il 53% delle quali aveva meno di 17 anni. Si calcola che almeno 2.228 donne siano state assassinate nell’ultima decade. Il pervasivo intreccio tra mafia e politica porta però a una costante impunità.
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