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Merkel agli industriali dell’auto: «Assumete i profughi in fabbrica»

Merkel agli industriali dell’auto: «Assumete i profughi in fabbrica»

Germania Sì della Federmeccanica tedesca: «Ma con salari differenziati»

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 18 settembre 2015

La crisi dei profughi in Germania ha il suo primo capro espiatorio: ieri si è clamorosamente dimesso il capo dell’agenzia federale dell’immigrazione (Bamf, nella sigla in tedesco) Manfred Schmidt. «Motivi personali», recita la giustificazione ufficiale, ma in realtà tutti sanno che il «passo indietro» dell’alto funzionario è stato voluto dal ministro degli interni Thomas de Maizière (Cdu). Che spera, in questo modo, di spegnere le polemiche sulla cattiva gestione dell’afflusso dei richiedenti asilo.
È vero che in Germania giungono migliaia di persone ogni giorno (ieri a metà pomeriggio erano già 2300 arrivi nel comune di frontiera di Freilassing), ma è altrettanto vero – per ammissione dello stesso Schmidt – che il sistema dell’accoglienza si è mosso lentamente e in ritardo: i centri sono pieni, i comuni allo stremo, lo smaltimento delle pratiche dura in eterno, e senza volontari la situazione sarebbe ingestibile. Poco personale e poche risorse: un problema al quale ora il governo cerca di porre rimedio. Ma senza soddisfare le opposizioni: «La responsabilità politica del caos è del ministro de Maizière», sostiene Ulla Jelpke, responsabile interni della Linke.
Velocissimo, invece, è stato il governo nel predisporre nuove norme su immigrazione e asilo. Ovviamente più restrittive. Se il parlamento approverà le proposte del ministro de Maizière, sarà più facile rispedire i migranti nei Paesi europei di provenienza, quelli cioè in cui dovrebbero fare richiesta d’asilo e fermarsi secondo le regole di Dublino. Regole che si dà per scontato che rimarranno in vigore, con buona pace di chi aveva già inneggiato al loro superamento. Non solo: ai richiedenti asilo che resteranno in Germania in attesa di sapere il proprio destino sarà ridotta la diaria, e quando possibile sostituita con «beni e servizi». Le espulsioni dei «clandestini» non saranno più annunciate agli interessati, ma improvvise. E, come previsto, Albania, Kosovo e Montenegro diventano «Paesi sicuri»: i loro cittadini, cioè, perderanno il diritto di richiedere asilo al governo di Berlino.
Mentre il lavoro sporco lo lascia fare al ministro degli interni, la cancelliera Angela Merkel continua a coltivare l’immagine della Germania più accogliente. In visita al Salone internazionale dell’automobile di Francoforte, ieri la leader democristiana ha chiesto agli industriali del settore di offrire opportunità di lavoro alle migliaia di migranti in arrivo nel Paese. Risposta affermativa da parte del capo della Federmeccanica tedesca, Matthias Wissmann: «I lavoratori qualificati da noi sono i benvenuti». Una manodopera che, secondo alcuni settori della Cdu, sarebbe però meglio pagare in modo differenziato: «Il salario minimo legale non valga per i profughi», è la richiesta di Werner Michael Balsen, leader della corrente democristiana pro-business.

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