La decisione della Bce di alzare i tassi di 25 punti base da luglio, seguita a settembre da un nuovo rialzo di 50 punti, provocherà mutui più cari. Una crescita che era già iniziata negli ultimi mesi visto che la decisione della Banca centrale europea era attesa. La stragrande maggioranza di chi ha acceso un mutuo negli ultimi anni ha scelto il tasso fisso (intorno al 90-95% delle nuove emissioni). Inoltre molti sottoscrittori di tassi variabili hanno poi aderito alla «surroga» cioè la facoltà di spostarsi gratuitamente verso un contratto più favorevole a tasso fisso. Per loro non ci saranno conseguenze. L’impatto verrà sopportato da chi ha preferito il tasso variabile.

Il Codacons ha fatto i conti: «Con un mutuo da 200mila euro per l’acquisto di una prima casa a Roma, la rata mensile di un finanziamento a 30 anni costa, sulla base degli attuali indici Euribor e delle migliori offerte sul mercato, 619 euro. Rata che passerà a 642 euro al mese con un aumento dei tassi dello 0,25% e a 665 euro al mese in caso di incremento dello 0,50%, con una maggiore spesa che raggiunge i 46 euro a rata mensile e un aggravio di 552 euro in un solo anno». Sulla base delle attuali offerte, in caso di aumento dei tassi dello 0,50% il costo complessivo di un mutuo a tasso variabile, solo per le maggiori rate, salirebbe in totale di 10.800 in caso di finanziamento a 20 anni, di 12.600 euro per un mutuo a 25 anni e addirittura di 16.560 euro per un mutuo a 30 anni. «Va però considerato – specifica il Codacons – che l’andamento potrebbe subire modifiche in negativo o in positivo».

Diverso l’andamento dei tassi fissi poiché il parametro di riferimento non è l’Euribor ma l’Irs, un indicatore che varia giorno per giorno e che, di conseguenza, ha già registrato l’intenzione della Bce di cambiare politica. A metà maggio il tasso fisso per un nuovo mutuo a 20 anni era salito dallo 0,6% all’1,6%. Mercoledì scorso era al 2,15%, giovedì al 2,18%. Un mutuo a tasso fisso però si compone del valore dell’Irs a cui si aggiunge lo spread, la cui entità dipende dal valore registrato nel momento della firma del contratto. Fin qui le banche hanno assorbito una parte dello spread (anch’esso di nuovo in crescita) per contenere il costo delle rate ma non è detto che questa politica continui.

A causa dell’aumento dei tassi, quasi 2 milioni di italiani hanno fermato la ricerca di un nuovo immobile: il dato è contenuto nell’indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Norstat. Già a fine maggio l’incremento del costo dei finanziamenti casa ha bloccato il mercato. Una tendenza destinata ad allargarsi alla luce della decisione della Bce: «I tassi fissi sono già aumentati e oggi per un mutuo medio è difficile trovare opzioni sotto il 2,4% (Tan), mentre chi sceglie un variabile può accedere a finanziamenti con indici che partono da 0,65% destinati a salire».

Che il barometro volgesse al peggio era evidente già da mesi. Ieri la conferma da Bankitalia: «In aprile i tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni, comprensivi delle spese accessorie (Taeg), si sono collocati al 2,15% dal 2,01% in marzo, mentre quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo all’8,03% (8,06% nel mese precedente)».