Ancora una conferma della linea del ministro all’Istruzione (e merito) Giuseppe Valditara sulle questioni sui precari della scuola: si mette una toppa a coprire un buco, poco importa se quella toppa non copre il buco e scatena l’ennesima guerra tra poveri. Anche sulla questione degli insegnanti di sostegno, viale Trastevere si è mosso come un elefante in una cristalleria. Il 28 marzo durante un incontro convocato dal ministero sul funzionamento delle Gps (graduatorie provinciali supplenze) i sindacati di categoria hanno saputo dell’intenzione di Valditara di emanare una circolare in base alla quale anche chi ha preso il Tfa (tirocinio formativo attivo) per il sostegno all’estero ed è in attesa di validazione può ottenere un contratto. Fino ad ora avevano accesso “con riserva».

Da tempo è attivo un mercato speculativo di titoli per insegnante di sostegno offerti da agenzie bulgare, rumene, cipriote o spagnole. Molti soldi (mentre in Italia si pagano le tasse universitarie) per poche ore di lezione on line e l’assistenza in caso di ricorso al Consiglio di Stato. Un percorso del tutto differente da quello italiano che prevede test d’ingresso, obbligo di frequenza, 300 ore di tirocinio nelle scuole, 23 esami, un elaborato e una prova finale. Soprattutto il sistema italiano è improntato fin dal 1977 all’inclusione totale, al contrario di alcuni dei paesi che offrono questi corsi in cui persistono le classi differenziali per bambini con bisogni educativi speciali (Bes). Oltre all’evidente problema didattico, c’è poi quello delle graduatorie: il ministero dice di aver ricevuto quasi 12 mila istanze di riconoscimento di titoli conseguiti all’estero, di cui oltre 10 mila riguardano il sostegno, la stragrande maggioranza di queste domande proviene da Romania, Spagna e Bulgaria. Al momento la procedura per il riconoscimento del titolo è rallentata dall’eccessivo carico sugli uffici amministrativi che devono verificare la congruenza con la formazione italiana e nel caso imporre integrazioni. Spiega la responsabile reclutamento della Flc Cgil, Manuela Pascarella: «Inutile girarci intorno: con questo provvedimento i precari che hanno studiato in Italia saranno scavalcati da chi ha comprato il titolo all’estero e l’alunno con Bes anziché avere continuità didattica si troverà con qualcuno che non ha nemmeno passato il test d’ingresso da noi».

La rumena “Vincixilfuturo”, per esempio, offre pacchetti da 3.500 euro più iva e sembra la più economica, le altre strutture partono dai 6mila euro e possono arrivare anche a 8mila. In Romania il tirocinio dura un giorno. In Spagna si parte dai 4/5mila euro inclusa «istanza al MIUR per il riconoscimento in Italia del titolo conseguito». Il Comitato nazionale specializzato sul sostegno ha scritto una lettera al ministro Valditara e alla presidente del Consiglio Meloni, in cui chiede di ritirare la circolare. «Il titolo di specializzazione in Italia viene conseguito con merito e sacrifici – spiegano i rappresentanti del comitato – Permettere a docenti di sostegno con riserva di fare domanda per l’assegnazione degli incarichi annuali e quindi poi di ruolo porterebbe al fatto che in Italia ci sarebbero centinaia di docenti il cui titolo non è mai stato riconosciuto». Furenti i sindacati di categoria, eccetto l’Anief. Per la Flc Cgil «considerato che l’85% dei titoli esteri sono ottenuti in paesi in cui non esiste l’inclusione degli alunni disabili occorre innanzitutto tutelare il diritto allo studio pretendendo che chi lavora abbia formazione adeguata». «Il fenomeno dei titoli esteri – spiegano dal sindacato guidato da Francesco Sinopoli – nasce dal meccanismo con cui soggetti privati lucrano sulla pelle di precari e lavoratori della scuola che cercano disperatamente uno sbocco per conseguire l’abilitazione». «A questa domanda di formazione il ministero deve rispondere organizzando percorsi in misura adeguata ai bisogni della scuola e dei precari», dice la Flc che ha subito chiesto un confronto con il Miur, in programma oggi.

Rino Di Meglio, coordinatore nazionale Gilda chiede di «trovare una soluzione per accelerare il processo valutativo delle istanze ma senza cambiare le regole del gioco durante la partita». Anche la Cisl Scuola insiste «nel dare impulso alle procedure di verifica secondo le indicazioni del Consiglio di Stato». La Uil Scuola sottolinea il paradosso «che un docente, abilitato in Italia e inserito a pieno titolo nelle graduatorie, si veda scavalcato da chi non ha ancora un titolo valido».

Anita, docente di sostegno precaria con 9 anni di servizio a Milano, denuncia «subiamo una speculazione vergognosa con offerte 3X2 su corsi di dubbia serietà presi all’estero che non hanno una valenza pratica qui perché abbiamo classi inclusive. In Italia la selezione all’ingresso è nata perché molti pensavano fosse un gioco lavorare con ragazzini disabili. È sbagliato dire che ci sono pochi insegnanti di sostegno ma c’è un problema territoriale di domanda e offerta, una sperequazione tra nord e sud, perché il ministero non ha agito prima su questa discrepanza?»