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Meno parlamentari, ma le aule cercheranno di non sembrare vuote

Meno parlamentari, ma le aule cercheranno di non sembrare vuoteL'aula del senato – LaPresse

Il 13 ottobre parte la legislatura Camera e senato con un terzo in meno di rappresentanti nel popolo negli stessi spazi. Rinunceranno alle postazioni più esterne e a quelle estreme di destra e sinistra, ma niente modifiche alle strutture secolari. Per le prime sedute Segre può presiedere al senato e Mandelli alla camera

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 30 agosto 2022

Staranno larghi i nuovi deputati e i nuovi senatori quando entreranno nelle aule parlamentari il prossimo 13 ottobre, giorno della prima seduta della prossima legislatura. Né la camera né il senato, infatti, hanno messo in programma lavori di trasformazione dei rispettivi emiclicli, malgrado con l’entrata in vigore del taglio dei parlamentari dovranno dare posto a oltre un terzo in meno di rappresentanti del popolo.
La prossima sarà la XIX legislatura della Repubblica. Per la prima volta dal 1963 (era la IV legislatura) cambierà, abbassandosi, il numero di deputati e senatori che fu allora fissato in Costituzione. Quello dei deputati talvolta è oscillato al di sotto dei 630 ma per poche unità e solo per incidenti elettorali (il più pesante nel 2001 quando non furono assegnati per il pasticcio delle liste civetta ben 11 seggi). Quello dei senatori della Repubblica è stato sotto i trecento solo nella seconda e terza legislatura, poi è leggermente variato in conseguenza delle nomine presidenziali dei senatori a vita, dal minimo di 317 nel ’63 al massimo di 326 nel ’94. Dal prossimo ottobre, invece, un numero assai inferiore di eletti non riuscirà a riempire le storiche aule, con il rischio che il colpo d’occhio dei lavori parlamentari restituisca sempre l’impressione di un parlamento disertato.

La questione è stata discussa negli uffici di presidenza dei due rami del parlamento. A palazzo Madama, dove l’aula è rimasta sostanzialmente identica dal 1871, i senatori scenderanno da 321 (315 elettivi, cinque a vita e uno di diritto a vita) a 206 (200 elettivi). Siederanno tutti a partire dalla seconda fila di scranni dall’alto, lasciando libero il semicerchio più esterno, (61 posti in meno) e rinunceranno anche ai posti all’estrema destra e all’estrema sinistra (rinuncia assai simbolica ma non determinante: si perdono così solo altri 16 posti). “Agibili” ci saranno in definitiva 244 posti, in ogni caso troppi per 206 senatori ma comunque spazio utile nel caso si dovessero reintrodurre norme di distanziamento tra le postazioni per limitare il contagio.

La minaccia del Covid è stata naturalmente valutata anche alla camera. Ma l’elemento decisivo che ha portato anche lì alla scelta di non intervenire definitivamente sulle postazioni dell’aula – che ha 104 anni di storia – è stata la necessità di conservarle accoglienti per le sedute comuni dei due rami del parlamento. A Montecitorio la rinuncia all’ultimo anello non lascerà tracce visibili perché basterà togliere le 82 poltrone che occupano il corridoio superiore (tenendole in magazzino per quando nell’emiciclo si uniranno i senatori) e lasciare intatti gli scranni. Un altro centinaio di posti si perderebbero tenendo liberi anche alla camera i banchi alle estreme. Le postazioni che resteranno comunque vuote, una quarantina, anche nelle giornate di affluenza massima servirebbero anche qui per distanziare un po’ deputate e deputati.

Partecipate sicuramente al massimo saranno le sedute inaugurali, quelle del 13 ottobre, durante le quali come primo atto le assemblee dovranno eleggere i presidenti. Per decidere a chi sarà assegnata la presidenza provvisoria, quel giorno, camera e senato prevedono regole diverse. A Montecitorio per decidere si guarda ai vicepresidenti della precedente legislatura che siano stati rieletti e si scegli il più «anziano». Intendendosi come anzianità la somma dei voti raccolti al momento dell’elezione alla vicepresidenza. Il più votato in questa legislatura tra i vicepresidenti che hanno possibilità di rielezione è l’ultimo arrivato (nel marzo 2021), il deputato di Forza Italia Andrea Mandelli. Dovrebbe toccare a lui.

Al senato invece la presidenza della prima seduta tocca da regolamento al senatore più anziano d’età e anche questa volta come nel 2018 dovrebbe toccare a Giorgio Napolitano. Il quale però per motivi di salute è lontano dall’aula da quasi quattro anni. In caso di sua assenza la guida spetterebbe alla senatrice a vita Liliana Segre che è stata già discretamente contattata dagli uffici e che dovrà valutare se farsi carico o meno dell’incombenza. Nella valutazione è verosimile che terrà conto anche di chi presiederebbe eventualmente al suo posto in caso di rinuncia. Molto probabilmente toccherebbe al più anziano dei nuovi eletti, un signore che avrà appena festeggiato gli 86 anni. Silvio Berlusconi.

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