L’ultimo libro di Simone Pieranni pare essere programmatico già dal titolo: La Cina nuova (Laterza, pp. 208, euro 16). Già attraverso di esso l’autore chiarisce che al paese di cui egli parla non si possono più applicare pigramente gli schemi manichei con cui troppa pubblicistica è usa riferirsi alla «nuova Cina»; quella diade lessicale ormai consolidata indica in realtà un paese cui si dovrebbe guardare con chiavi di lettura inedite, magari anche avendo accesso diretto alle fonti in cinese (chi si sognerebbe, oggi, di parlare di Stati Uniti senza conoscere l’inglese? È plausibile che questo non valga per la Cina?)....