Memorie dal sottosuolo dal bunker di Parigi
Museo della Resistenza Nel 75° dalla Liberazione francese un tuffo nel passato, nel bunker in realtà virtuale
Museo della Resistenza Nel 75° dalla Liberazione francese un tuffo nel passato, nel bunker in realtà virtuale
Sotto il naso dei nazisti che occupavano Parigi, o meglio sotto i piedi, in un bunker nascosto venti metri sotto l’asfalto di place Denfert Rocherau, il colonnello Henri Rol-Tanguy, comandante delle FFI (Forces françaises de l’intérieur) organizzò l’insurrezione che il 25 agosto 1944 portò alla liberazione della città. Il 25 agosto scorso, in quel luogo, è stato aperto al pubblico il ristrutturato Museo della Resistenza, o più esattamente il Musée du Général Leclerc-Musée Jean Moulin, situato in avenue du Colonel Henri Rol-Tanguy 4, aperto ogni giorno da martedì a domenica dalle 10.00 alle 18.00 (ingresso gratuito).
Nelle sale del museo, oltre a uniformi militari, elmetti, pistole, fucili, fotografie, giornali e manifesti, una serie di schermi offrono 125 filmati d’epoca con immagini dell’insurrezione e interviste a testimoni di quei giorni.
Questa è la sezione del museo emersa. A un livello inferiore una stretta e ripida scala conduce sottoterra nel bunker. Sono corridoi nudi illuminati da una fioca luce giallastra e stanze vuote, che tornano improvvisamente alla vita che le animava 75 anni prima grazie a un paio di occhiali per realtà virtuale.
Si scende uno per volta, scaglionati. Inforcati gli occhiali appare Jean, l’ologramma di un giovane ufficiale delle FFI, che invita a seguirlo. Uno dopo l’altro si percorrono i diversi locali del bunker, all’interno dei quali si interagisce con altri membri virtuali della Resistenza impegnati a segnalare lo spostamento delle truppe tedesche, a fare il punto su mappe del territorio, a tenere i contatti con i gruppi della Resistenza e con le truppe degli Alleati che stanno arrivando dopo essere sbarcate con successo in Normandia. A capo di questo ristretto gruppo nel bunker c’è il colonnello Rol, nome di battaglia assunto da Henri Tanguy in memoria di un suo compagno, Théo Rol, morto nel 1938 in Spagna nella battaglia dell’Ebro.
Poco prima dello scoppio della guerra, il governo francese aveva fatto costruire – sotto un edificio doganale costruito nel 1787 dall’architetto Nicolas Ledoux – questo bunker munito di una centrale telefonica autonoma, acqua corrente, un sistema di aerazione e un generatore di elettricità a pedali, tutt’ora là.
Con le truppe alleate sbarcate in Normandia sempre più vicine, a Parigi la polizia e la gendarmeria, poi i lavoratori della Posta e operai delle fabbriche, inziano a combattere apertamente gli occupanti. Il 17 agosto 1944 viene dato il segnale dell’insurrezione generale e il colonnello Rol-Tanguy, militante comunista, capo militare delle FFI dell’Ile-de-France, si installa nel bunker dimenticato che diviene il centro nevralgico dell’insurrezione. Il 24 agosto sono circa 600 le barricate che tengono in scacco le truppe tedesche. Il giorno seguente, con l’arrivo della seconda divisione blindata del generale Leclerc, Parigi è libera e il 26 una folla immnensa fa ala al generale De Gaulle nella parata sugli Champs Élysées. Il museo è intitolato a due personaggi chiave della Resistenza e al terzo è dedicata l’avenue che lo ospita.
JEAN MOULIN
Nato a Béziers (20 giugno 1899), dopo una carriera prefettizia nel 1936 è capo di Gabinetto al ministero dell’Aviazione, da dove aiuta i repubblicani spagnoli nella guerra civile inviando aerei e piloti. Nel giugno 1940, arrestato dai tedeschi, tenta il suicidio tagliandosi la gola con dei frammenti di vetro, e conserva una cicatrice che nasconderà sempre sotto una sciarpa (e così viene ritratto anche sui francobolli nel centenario della sua nascita). Nel settembre 1941 raggiunge Londra e incontra Charles de Gaulle, che lo incarica di unificare i movimenti della resistenza. Viene paracadutato nelle Alpi nella notte del 1º gennaio 1942. Il 27 maggio 1943 riunisce nella Parigi occupata il primo Consiglio della Resistenza, poi ribattezzato Consiglio nazionale della Resistenza. Viene di nuovo arrestato il 21 giugno 1943 a Caluire-et-Cuire (Rodano-Alpi), nell’abitazione del dottor Dugoujon, dove stava tenendo una riunione con i principali capi della Resistenza. Rinchiuso all’Hôtel Terminus di Lione, interrogato e torturato da Klaus Barbie, capo della Gestapo, muore nei pressi di Metz, sul treno Parigi-Berlino che lo stava deportando in Germania. Le sue ceneri sono trasferite al Panthéon nel dicembre 1964.
GENERALE LECLERC
Originario di Belloy-Saint Léonard (Amiens), Philippe de Hauteclocque (nome di battaglia Leclerc) crebbe in un ambiente aristocratico, cristiano e conservatore. Scelse presto la carriera militare e tra il 1926 e il 1933, su sua richiesta, viene inviato in Marocco a «pacificare» tribù ribelli. Nel 1940 si rifiuta di accettare la resa della Francia alla Germania e raggiunge l’Inghilterra dove si presenta al generale de Gaulle, capo della «Francia libera», che lo manda in Africa per riprendere il controllo delle colonie. Nel marzo 1941 la Colonna Leclerc riporta la sua prima vittoria contro le truppe italiane a Koufra (Libia). Nel 1943 la Colonna Leclerc diventa 2a Divisione blindata Leclerc, una unità corazzata composta di veterani francesi della campagna d’Africa equipaggiata con materiale statunitense. Il primo agosto 1944 lo sbarco in Normandia e la marcia verso Parigi. Il primo a entrare in città fu il reparto La Nueve formato da repubblicani spagnoli su semicingolati denominati Madrid, Guadalajara, Brunete e Guernica.
Successivamente Leclerc partecipò all’invasione della Germania e fu la sua colonna a issare la bandiera francese sul Berghof, il «nido d’aquila» del Fuhrer sulle Alpi bavaresi il 4 maggio 1945. Terminata la guerra fu spedito in Indocina, a combattere i Viet Minh, ma fu presto sostituito in quanto ritenuto troppo incline al negoziato. Morì il 28 novembre 1947 in un incidente aereo nel deserto dell’Algeria.
La sua memoria è onorata con monumenti in varie piazze francesi e Leclerc è stato chiamato uno dei più recenti modelli di carro armato francese. Ma Leclerc venne anche coinvolto in alcune polemiche: al termine della guerra, nella piccola città bavarese Bad Reichenhall, le sue forze catturarono una dozzina di volontari francesi della Divisione SS Charlemagne che tentavano di tornare in patria. Furono tutti fucilati il giorno seguente.
HENRI ROL-TANGUY
È nato il 12 June 1908 a Morlaix (Bretagna). Suo padre era un ufficiale della marina, sua madre una lavandaia. A 14 anni andò a lavorare a Parigi come metalmeccanico negli stabilimenti Talbot e poi Renault, aderì alla Jeunesses Communistes e ne divenne rappresentante in fabbrica. Licenziato dopo poco causa scioperi. Grande appassionato di bicicletta partecipò a diverse competizioni su pista. Dopo il servizio militare in Algeria trovò lavoro nel 1934 nella fabbrica di aerei Breguet, vi creò una cellula comunista e una rappresentanza sindacale e nel 1935 è licenziato. L’anno succesivo diviene segretario del sindacato metalmeccanici Cgt di Parigi. Nel 1937 è in Spagna con le brigate internazionali, commissario politico della 14a brigata detta «La Marsigliese», e nel 1938 viene ferito al petto nella battaglia dell’Ebro. Tornato in Francia sposa Cécile Le Bihan, militante comunista e sua «amica di penna» durante la guerra in Spagna, con la quale avrà 4 figlie. Divenuto uno dei leader della Resistenza comunista a Parigi, organizzò i «Francs-Tireurs et Partisans» (FTP) curando e diffondendo il giornale clandestino Le Franc-tireur parisien. Dopo la guerra la sua militanza comunista mise presto fine alla sua carriera militare. Dal 1962 al 1987 fu nel comitato centrale del Pcf. È morto nel 1992. Nel film Parigi brucia? (1966, di René Clément) è Bruno Cremer a vestire i suoi panni.
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