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Meloni rimedia così: «Colpa della sinistra la lite con Mattarella»

Meloni rimedia così: «Colpa della sinistra la lite con Mattarella»Toronto, Justin Trudeau a colloquio con Giorgia Meloni – Ap

Viaggio nordamericano In Canada: «Istituzioni contro la polizia? Non ce l’avevo col Colle L’opposizione ne approfitta perché si oppone al premierato»

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 3 marzo 2024

«Con chi ce l’avevo quando parlavo di istituzioni? Con la sinistra». Così da Toronto Giorgia Meloni risponde ai giornalisti italiani dopo il suo incontro con il primo ministro Justin Trudeau: non era Sergio Mattarella, garantisce con molta animosità, il suo bersaglio quando all’indomani del discorso del presidente della Repubblica contro i manganelli sui manifestanti Meloni si scagliava contro le «istituzioni» che attaccano le forze dell’ordine. «Anche i partiti di sinistra sono istituzioni. Come li vogliamo chiamare, mostri?». Chiunque – o meglio sempre la sinistra – voglia raffigurare crepe tra il suo il governo e il Quirinale lo fa, aggiunge, solo per sventare la riforma del premierato che «non priverebbe di alcun potere la figura del capo dello Stato», mentre la sinistra si «vuole fare i suoi governi di palazzo».

Ammette che «qualcosa è andato storto» nella risposta delle forze dell’ordine alla manifestazione di Pisa ma sarebbe un caso isolato, di cui si «approfitta» per fare generalizzazioni contro le forze dell’ordine. «Dal 7 ottobre a oggi ci sono state oltre 1000 manifestazioni per la Palestina, a differenza di altri paesi europei che le hanno vietate», mentre in Italia a prescindere dalla valutazione sui contenuti «non si limita la libertà di espressione» – dunque il caso di Pisa sarebbe da considerare semplicemente come una spiacevole svista.

Da Toronto Meloni interviene anche sulla sconfitta in Sardegna: «Non sono pentita della scelta di Truzzu», dice. Ma non è una sportiva ammissione del sorpasso dell’alleanza 5 Stelle- Pd: «Aspetta» – dice – i risultati del riconteggio, e si aspetta anche che possano cambiare.

Risponde inoltre a chi le chiede delle presunte liste di proscrizione di Zelenzky sui “simpatizzanti” di Putin in Italia: «Quando l’ho sentito mi sono molto interrogata. A me non l’aveva mai detto – sostiene – anche perché Zelensky è al corrente del fatto che in Italia vige la libertà d’espressione». Ma poi smorza la querelle con il presidente ucraino: in verità, «quando sono andata a vedere meglio» dice Meloni, Zelensky parlava di persone «con il passaporto russo».

In tema di Ucraina interviene anche sull’utilizzo dei fondi russi congelati dalle sanzioni europee da utilizzare per il supporto a Kiev: «Sul piano filosofico» utilizzarli sarebbe cosa buona e giusta, ma se si parla di attuare realmente la misura si presentano delle difficoltà «sul piano finanziario e legale». E i fondi già pronti negli Stati uniti per l’Ucraina? Il presidente Biden le ha chiesto aiuto per intercedere presso i repubblicani per sbloccare i 60 miliardi che la Camera a maggioranza Gop rifiuta perfino di mettere ai voti? «Non ne ho parlato con i repubblicani e non credo che in queste questioni siano utili ingerenze esterne». L’Europa già dà il suo contributo a Kiev e «io – dice Meloni – non sono abituata a interferire» in questioni di politica interna. Su Gaza, con i giornalisti così come – poche ore prima – con il primo ministro Trudeau, il solito discorso: aiuti umanitari, dialogo e cooperazione «per evitare l’escalation».

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