Calderoli, non correre. È questo il messaggio che la presidente del Consiglio ha recapitato al suo ministro «per gli affari regionali e le autonomie» che ha convocato in un vertice nelle stanze di Fratelli d’Italia alla camera. Con lei i due vicepremier Salvini e Tajani e il ministro cognato Lollobrigida (ministro dell’agricoltura), mentre si è collegato da Bruxelles il ministro Fitto al quale, solo pochi giorni fa, sono state attribuite anche le deleghe per il Sud. La riunione è stata convocata ad appena 24 ore di distanza da un incontro di Calderoli con alcuni presidenti di regione. Nel quale il ministro leghista si era presentato con una bozza di un disegno di legge di attuazione dell’autonomia differenziata mai passata per il Consiglio dei ministri. Bozza travolta dalle critiche dei presidenti delle regioni meridionali e dunque velocemente retrocessa dal ministro ad «appunto di lavoro». Che tale deve restare, secondo la presidente del Consiglio, che ieri ha indicato a Calderoli una strada molto meno diretta per arrivare all’obiettivo-feticcio dei leghisti, tornati ai fasti nordisti delle origini.

Meloni e i suoi Fratelli d’Italia portano nel governo una retorica opposta, quella patriottarda e tricolore della nazione unita. Per cui soffrono la fuga in avanti della Lega, che peraltro da Roma in giù non governa in alcuna regione, i fortini del centrodestra essendo divisi dall’Abruzzo alla Sicilia tra FdI e Forza Italia, partito in questo del tutto affine ai meloniani. Ma l’autonomia differenziata – cioè la possibilità che le amministrazioni regionali possano contrattare con il governo livelli superiori di competenza esclusiva in oltre venti materie – è ormai nel programma della maggioranza. Da qui la mossa di ieri: non negare l’obiettivo ma indicare una strada più lunga per raggiungerlo. Mossa perfettamente intesa dal presidente della Lombardia, Fontana, che sulla corsa ad autonomizzarsi pensa di costruire la campagna elettorale. E infatti dichiara: «Il vertice è stato un ulteriore e importante passo avanti nel percorso che ci deve portare all’attuazione dell’autonomia. E dico “deve” perché non ci sono dubbi che questo obiettivo debba essere raggiunto senza perdite di tempo o tentativi mirati solo ed esclusivamente a rallentarne l’iter».

Più che di un rallentamento, però, si tratta di un vero e proprio stop: l’autonomia differenziata, ha detto ieri la presidente del Consiglio nel vertice, non può precedere gli altri due obiettivi di riforma istituzionale del centrodestra, che guarda caso sono due bandiere di Fratelli d’Italia: il semipresidenzialismo e i poteri speciali per Roma. Anzi, nella sintesi che al termine della riunione è affidata a Lollobrigida, le priorità sono inverse: «Abbiamo condiviso e pianificato il percorso da attuare sulle riforme necessarie al rafforzamento e all’ammodernamento dello Stato, dal presidenzialismo a Roma Capitale e all’Autonomia differenziata». A Calderoli non è rimasto che dire «prima facciamo meglio è» e precisare: «Sulla proposta stiamo lavorando, dobbiamo ancora scriverla, prima sentiamo tutti». a. fab.