Economia

Meloni di qua, l’economia di là

Meloni di qua, l’economia di là

Propaganda e realtà Ancora ieri, intervistata alla Fox, Meloni si lasciava andare: «L’Italia cresce più di altri Paesi Ue, le cose vanno bene». Un caso palese di dissociazione dalla realtà

Pubblicato più di un anno faEdizione del 1 agosto 2023

L’economia italiana rallenta. Più del previsto. Ci si aspettava una crescita pari a zero nel secondo trimestre, invece è arrivato il segno meno. Ma i segnali erano nell’aria. A maggio, avrebbe dovuto far riflettere il calo della produzione industriale su base annua (-3,7%), ma il governo ha preferito trastullarsi col +0,6% del primo trimestre. Non era un dato «strutturale», piuttosto la coda del rimbalzo post-Covid, e gli ultimi numeri forniti dall’Istat lo dimostrano. Nel secondo trimestre il pil è calato dello 0,3%, con un assottigliamento vistoso del dato tendenziale (+0,6%).

È stata sottovalutata la congiuntura internazionale e soprattutto la recessione tedesca. Oltre che l’inflazione e le politiche monetarie della Bce, che finiscono per colpire ulteriormente il lavoro. Vanno in sofferenza industria e agricoltura, tengono soltanto i servizi. C’è un problema di domanda. Sia nella sua componente nazionale, sia in quella estera. Significa che cittadini e imprese spendono e investono di meno e che le esportazioni subiscono una pericolosa contrazione. Stando così le cose, la politica economica appare del tutto inadeguata. Per non dire in contrasto con la realtà e l’andamento dell’economia. A fronte di un problema di domanda, si taglia il reddito di cittadinanza. «La tua spesa è il mio reddito, la mia spesa è il tuo reddito», avrebbe ammonito il premio Nobel Paul Krugman.

Una regola facile, che a Palazzo Chigi si fa fatica a comprendere. Come non si comprende la portata delle trasformazioni europee. La crisi tedesca è un problema che ci riguarda da vicino. Eppure, fino qualche settimana fa, dalle parti del governo, si brindava per la migliore performance della nostra economia rispetto a quella di Berlino.

Ancora ieri, intervistata alla Fox, Meloni si lasciava andare: «L’Italia cresce più di altri Paesi Ue, le cose vanno bene». Un caso palese di dissociazione dalla realtà. Ora apprendiamo che peggio di noi fanno solo la Svezia (-1,5%), la Lettonia (-0,6%) e l’Austria (-0,4%), mentre volano Irlanda (+2,8%), Portogallo (+2,3%) e Spagna (+1,8%). Con la Germania che «si gode», si fa per dire, una crescita piatta. La congiuntura conta, ma contano anche le politiche su scala nazionale. In questo quadro, il governo Meloni ha pensato bene di mettere in discussione il rinnovo del memorandum con la Cina sulla Via della Seta. Nonostante le esportazioni fanno registrare un netto miglioramento (+69% fra gennaio e aprile). Il prezzo da pagare alla «protezione» americana.

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