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Meloni copre Sangiuliano e si autocelebra su Mediaset

Meloni copre Sangiuliano e si autocelebra su MediasetGiorgia Meloni – LaPresse

Governo Intervista senza domande sui temi spinosi. Ma emerge la preoccupazione sull’autonomia. La premier: garanzie dal ministro sul caso della «consulente fantasma»

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 3 settembre 2024

Che ai politici, e alla presidente del consiglio più che a quasi tutti gli altri, piacciano le interviste complici lo si può capire. Ma certo il prodotto ne risente. Sarebbe stato interessante, nella prima intervista rilasciata da Giorgia Meloni dopo la tumultuosa estate, sapere cosa pensa di alcune questioni incandescenti come la cittadinanza, sulla quale il forzista Antonio Tajani ha confermato ieri di voler presentare una proposta di legge, o le carceri, dove nonostante l’appello del capo dello Stato il governo continua a fingere che tutto vada bene madama la marchesa, o i tempi di attuazione dell’autonomia differenziata, sulla quale il braccio di ferro nella maggioranza resta irrisolto. Né la premier né l’intervistatore Paolo Del Debbio, nel suo 4 di sera, hanno ritenuto opportuno soffermarsi su simili particolari. Peccato.

IL CASO SANGIULIANO invece è stato doverosamente affrontato. La premier non si smentisce: copre sempre e comunque i suoi ministri. Lo fa in casi gravi come quello di Daniela Santanchè, figurarsi di fronte a una vicenda come quella della collaboratrice fantasma di Gennaro Sangiuliano. «Il ministro mi ha detto di aver valutato la possibilità di affidarle un incarico gratuito. Poi ha fatto una scelta diversa ma mi ha assicurato che non ha avuto accesso a nessun documento riservato e che nemmeno un euro è stato speso per pagarla. Il gossip lo lascio agli altri». Capitolo chiuso. In realtà pare che la presidente del consiglio non abbia preso bene il miniscandalo ma si sa che Sangiuliano mira a candidarsi in Campania. Dunque meglio lasciare tutto com’è fino a quel momento e semmai cogliere l’occasione per sostituire il ministro della cultura, con Mauro Mazza o più probabilmente con Alessandro Giuli.

Solo su un punto la premier abbandona per un attimo la celebrazione del suo governo per fornire sia pur vagamente qualche informazione. Annuncia una legge che interverrà sulla Bossi-Fini: non per allargare maglie tanto strette da aver creato molti problemi senza risolverne alcuno ma perché a palazzo Chigi sono convinti che la criminalità organizzata si ingrassi «usando l’immigrazione legale per favorire quella illegale: ci sono aree del Paese dove tra gli immigrati che entrano legalmente solo il 3% viene poi assunto». Nei sospetti della premier qualcosa di fondato forse c’è. Ma meglio non farsi illusioni e non aspettarsi niente dallo strombazzato cambiamento della Bossi-Fini.

SULLA MANOVRA NON C’È nulla di nuovo: «Ci sono poche risorse e vanno concentrate su poche cose importanti non buttate via in bonus: aiutare le imprese che assumono, i redditi delle famiglie, i salari». Si traduce con la conferma del taglio del cuneo fiscale, un ulteriore taglietto sull’Irpef e l’allargamento del bonus mamme. Le pensioni minime, va da sé, «sono una priorità del governo». Ma la formula è abbastanza vaga da far capire che si potrà fare tra il poco e il pochissimo. L’assegno unico resterà, parola di premier. Ma se l’Europa insiste nel minacciare procedura ove non sia garantito «anche agli immigrati inclusi quelli i cui figli non vivono in Italia» diventerà «insostenibile». Dunque cancellato no ma rimaneggiato per aggirare l’imperativo della Ue sì.

SULL’AUTONOMIA differenziata l’intervistata sfora il tempo limitato che vorrebbe concedere al tema l’intervistatore. Non per citare le divisioni nella maggioranza ma per lanciarsi in un’arringa che rivela quanto consideri la faccenda preoccupante: «L’autonomia differenziata non la abbiamo introdotta noi ma la sinistra, 23 anni fa. Poi però non la ha normata e le divaricazioni si sono create per questo. La sinistra non aveva pensato a garantire a tutti i servizi essenziali come facciamo noi con i Lep. Noi non spacchiamo l’Italia. Stiamo cercando di riunificarla». È retorica leguleia, certo, ma sulle responsabilità originaria dei governi D’Alema e Amato la premier ha parecchie ragioni.

LE HA ANCHE NEL TEMA che la coinvolge emotivamente più di tutti. È infuriata per la polemica creata sulla sua «sparizione», cioè sul suo non aver comunicato l’indirizzo estivo degli ultimi giorni di vacanza alla stampa: «Sono sempre stata reperibile ma ho cercato un po’ di privacy perché c’erano i fotografi appollaiati anche sugli alberi. Non sto al Grande Fratello e non porto il braccialetto elettronico». Impossibile darle torto.

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