Come annunciato l’Ecr si rinfoltisce con 11 nuovi ingressi e quello dei conservatori europei diventa per il momento il terzo gruppo più grande a Strasburgo, superando (salvo novità in questo altro campo) quello dei liberali di Renew. Ecr, il gruppo di Fdi, arriva a contare 83 eurodeputati: si aggiungono un esponente del partito Democratici danesi, uno del partito bulgaro There is Such a People e uno del partito Unione degli agricoltori e dei verdi lituani.

Ma gli acquisti più corposi arrivano con gli eurodeputati francesi Marion Maréchal, Guillaume Peltier e Laurence Trochu, che hanno lasciato Reconquête di Zemmour, e con i cinque rumeni del partito nazionalista Aur. Renew Europe è invece attualmente a 80 seggi. Oggi dovrebbe fare il suo ingresso nel gruppo l’eurodeputato del partito belga Les engagés, in uscita dal Ppe, e non si escludono altri arrivi, per questo secondo i liberali è «assolutamente prematuro» parlare di Ecr come terzo gruppo.

Prematuro o meno, Giorgia Meloni festeggia e approfitta della circostanza per portare in chiaro tutto il suo disappunto rispetto al primo vertice informale dei 27 di lunedì scorso: «Il mio ruolo è di organizzare il fronte alternativo alla sinistra, dialogando con tutti e aggregando. Credo che qualche sorpresa sui dossier in parlamento potrà arrivare. Le elezioni hanno chiaramente spostato il baricentro dell’Europa verso destra», premette.

Avverte il Ppe – «continuare a inseguire o seguire le politiche della sinistra di questi anni sarebbe fatale» – e sulle nomine ai vertici della Ue va all’attacco: «Ho trovato surreale che quando ci siamo incontrati nel primo consiglio successivo alle elezioni alcuni siano arrivati coi nomi senza neanche tentare prima una riflessione su quale fosse l’indicazione cittadini e quale dovesse essere il cambio di passo sulle priorità, io non interpreto la democrazia così, questi sono atteggiamenti che allontanano i cittadini. Si è tentato di correre perché i protagonisti si rendono conto che è un accordo fragile». La premier italiana torna poi a rivendicare «un ruolo di massimo rango».

Il nome sul quale punterebbe palazzo Chigi è quello del ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto. Si scoprirebbe così un ruolo chiave nel governo, ma Meloni starebbe pensando di assumere in un primo momento le deleghe per poi individuare la figura a cui affidarle. In ogni caso, dicono a palazzo Chigi, in questo momento la partita prioritaria è quella europea.