A Bruxelles, nella notte tra giovedì e venerdì al termine del Consiglio europeo, Giorgia Meloni è stanca e provata. Si ferma a rispondere ai cronisti. Questa volta non può evitare di parlare dell’inchiesta di Fanpage sull’organizzazione giovanile del suo partito.

LO FA, ANCORA una volta, evitando accuratamente di menzionare la parola con la f: il fascismo. «Chi ha sentimenti razzisti, antisemiti o nostalgici ha sbagliato casa perché questi sentimenti sono incompatibili con Fratelli d’Italia», afferma. La premessa, peraltro, è solo una concessione retorica per mettere nel mirino i giornalisti. «Perché nessuno in 75 anni ha ritenuto di infiltrarsi in un partito politico e riprendere segretamente le riunioni? È consentito?». Meloni si rivolge anche, abbastanza insolitamente visto che si parla di libertà di stampa, a Sergio Mattarella. Lo invoca all’interno di una formula vagamente minacciosa per i suoi avversari politici. «Prendo atto e chiedo anche al presidente della Repubblica, che questa è una nuova frontiera dello scontro politico – sono le parole della premier – Da oggi si potrà utilizzare a 360 gradi». Dal Quirinale, peraltro, trapela che non hanno grande intenzione di dar seguito in alcun modo all’esortazione meloniana. Che ricalca la posizione faticosamente partorita da FdI nelle ultime ore, per primo dal responsabile organizzazione Giovanni Donzelli: se ci sono mele bacate provvederemo, ma il metodo giornalistico di Fanpage è scorretto. Al di là del vittimismo tipico di questi ambienti, resta che nei codici di FdI chi usa slogan nazifascisti è al massimo un «nostalgico». Perché, evidentemente, si possono trovare nuove formule per portare alcune storie nel nuovo millennio senza essere costretti a rinnegarle.

NEL FRATTEMPO, le risate di scherno nei Ester Mieli smuovono anche il presidente della comunità ebraica romana, della quale la senatrice è stata portavoce. Victor Faldun chiede che i vertici di Fdi prendano provvedimenti e che la presidente del consiglio si dichiari «antifascista», anche se tira in ballo in forme generiche anche l’«antisemitismo di sinistra» parlando di chi si mobilita contro la guerra a Gaza.

DALLE OPPOSIZIONI piovono critiche durissime sulla presidente del consiglio. Elly Schlein sostiene che «è molto grave che FdI e Meloni abbiano trovato un’altra occasione di fare un attacco frontale alla libertà di stampa, anziché affrontare il merito di quello che emerge da quella inchiesta, che dimostra un problema gravissimo nella sua base e nella sua giovanile, di antisemitismo, razzismo, apologia di fascismo». Per Giuseppe Conte «la presidente del consiglio dovrebbe ringraziare chi ha denunciato questo enorme problema e invece li attacca, come se il problema non fosse il tanfo ma chi solleva i tombini». Interviene anche Maurizio Landini. «Trovo pericoloso che questo governo metta in discussione la libertà di informazione – dice il segretario generale della Cgil – con le nomine che sta facendo, con le azioni che sono state messe in campo, quando si mette in discussione l’indipendenza della magistratura, come sta succedendo, si mettono in discussione i fondamenti della democrazia». Spunta, da più parti, la richiesta che Gioventù nazionale venga sciolta.

MA, APPUNTO, Meloni se la prende con la libertà di stampa e l’opposizione. Come quando si produce in questa dichiarazione: «Se si infiltrasse l’organizzazione di un partito che dice che è legittimo occupare abusivamente le case e che oggi chiede lo scioglimento del movimento giovanile di Fdi, che candida persone indagate per far parte di una presunta ‘banda del martello’ che sembra andasse in giro a malmenare passanti sulla base di valutazioni politiche, probabilmente si potrebbe trovare qualcuno che dice delle cose sbagliate». Le risponde direttamente Nicola Fratoianni: «A differenza di FdI non siamo né nervosi né preoccupati – dice il segretario di Si – può essere fatta qualunque inchiesta all’interno del nostro movimento giovanile o in qualunque nostra organizzazione territoriale: non troveranno mai militanti che odiano la democrazia, gli ebrei, i migranti, o che non rispettano la dignità delle persone Lgbtq e i loro diritti».